Dal 29 aprile all’8 maggio Trento diventa la capitale internazionale del cinema e delle culture di montagna: oltre 120 film in programma e più di 150 appuntamenti per un programma che tornerà ad animare tantissimi luoghi della città
Il Trento Film Festival compie settant’anni e lo fa nel migliore dei modi: riabbracciando il pubblico e invitandolo a tornare al cinema, a teatro, al padiglione di MontagnaLibri e nei tanti luoghi della città che dal 29 aprile all’8 maggio saranno animati dalle proposte del più longevo festival internazionale di cinema e culture di montagna.
Oggi a Milano è stato presentato il programma di un’edizione speciale, dopo due anni condizionati dalle limitazioni della pandemia. All’incontro hanno partecipato il Presidente generale del Cai, Vincenzo Torti, il Presidente e la Direttrice della rassegna, Mauro Leveghi e Luana Bisesti, e il responsabile del programma cinematografico Sergio Fant. In rappresentanza del Comune di Trento, socio del Festival, è intervenuta l’Assessora alla cultura Elisabetta Bozzarelli, e per la Provincia autonoma di Trento l’Assessore all’istruzione, università e cultura Mirko Bisesti.
«Abbiamo stretto i denti, in questi due anni, innovando forme e contenuti della nostra programmazione e reinventandoci con coraggio: ora siamo pronti a ripartire, facendo esperienza di quanto abbiamo imparato, sempre più consapevoli che il Festival ha bisogno del suo pubblico. Ci “sdigitalizziamo” un po’, per tornare a guardarci in faccia, a stringerci la mano, a dialogare e confrontarci dal vivo» ha detto il Presidente del Festival, Mauro Leveghi. «Nel 1952 un gruppo di pionieri ebbe una visione, quella di far nascere a Trento una rassegna internazionale di cinema di montagna, uno dei primi festival di cinema in Italia. Lo fecero in un contesto difficile, a pochi anni dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, in un territorio piccolo e periferico, all’epoca persino povero, ma ricco di grandi risorse sociali, civili e culturali. Settant’anni di storia sono una grande responsabilità, ma è proprio lo sguardo lungo di quei pionieri che ci fa andare avanti con entusiasmo e orgoglio».
Orgoglio ribadito dal Presidente generale del Cai, Vincenzo Torti: «Il Club alpino italiano è orgoglioso, nel momento della celebrazione di settant’anni di vita del Trento Film Festival, di ricordare di esserne stato fondatore e protagonista fin dalla prima edizione, ora più che mai convinto partecipe di quanto l’iniziale rassegna cinematografica ha saputo divenire, nel tempo, testimone di una cultura che, dalle immagini del passato, sa proiettare luce su un futuro sempre più attento e consapevole del valore della montanità in ogni sua espressione, umana e ambientale».
I protagonisti della 70. edizione
Dieci giorni di cinema, ma anche dieci giorni di serate evento, presentazioni letterarie, caffè scientifici, attività per i più piccoli, mostre e tanto altro: il programma del 70. Trento Film Festival è ricchissimo e adatto agli interessi e alle aspettative di un pubblico variegato. «Il Trento Film Festival spegne settanta candeline, ma – pur con una grande attenzione e rispetto del suo passato – ha deciso di guardare al futuro» dice la Direttrice del Festival Luana Bisesti. «È proprio il Futuro il protagonista della sezione Destinazione…, come già annunciato, ma non solo: lo sguardo in avanti, la responsabilità nei confronti delle future generazioni, l’analisi della storia passata per comprendere come agire nel futuro sono elementi che caratterizzano trasversalmente tutta la programmazione di questa 70. edizione».
I protagonisti
Tra i protagonisti delle serate evento Reinhold Messner, che dialogherà sul palco del Teatro Sociale con alcuni dei più forti alpinisti della nuova generazione, per capire come i grandi classici dell’alpinismo continuino a ispirarli. Con lui sul palco Léo Billon, François Cazzanelli, Matteo De Zaiacomo, Federica Mingolla, Babsi Zangerl, Eliza Kubarska, Mykhaił Fomin.
E’ il futuro dell’umanità a ispirare l’incontro con Brunello Cucinelli, che dialogando con la giornalista Paola Jacobbi parlerà di come etica, ricerca del bello e cultura ispirino tanto la sua attività imprenditoriale quanto la sua visione culturale. Un concetto che si sposa con quello dell’Umana sostenibilità in cui trovano spazio le arti, il rispetto per l’ambiente e la tutela del territorio. Ambiente e territorio che ritornano anche nella speciale serata evento Karma Klima: la fuga: al MUSE i Marlene Kuntz si esibiranno con una insonorizzazione dal vivo su immagini e video a cura di Lorenzo Letizia. Karma Klima è progetto al quale collaborano artisti e cooperative di comunità verso modelli di riqualificazione sostenibile.
Mauro Corona, Kurt Diemberger e altri protagonisti del mondo della narrazione – letteraria, cinematografica, giornalistica – saranno le voci di Estremi Narrativi, in collaborazione con la casa editrice Corbaccio e Meridiani Montagne: scopriremo insieme come nasce il racconto di una grande avventura. I progetti di solidarietà in Nepal sono il “Quindicesimo Ottomila” del grande alpinista Fausto De Stefani, al centro di un incontro e di uno spettacolo teatrale della Compagnia (S)legati, a cura di Montura Editing. Lungimiranza e coraggio al centro della serata che festeggia il settantesimo anniversario del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino: sul palco l’alpinista Hervé Barmasse e l’attore Andrea Castelli nei panni di Scipio Stenico, ispiratore e fondatore della prima struttura di soccorso organizzato in montagna in Italia. Barmasse sarà sul palco del Teatro Sociale insieme a Tudor Laurini anche per presentare il progetto del Cai WeClub e i vincitori della nuova sezione “Quarta Parete”. Torna al Festival anche Tamara Lunger, che dialogherà con il blogger Pietro Lacasella per raccontare il suo tour in Italia: una “spedizione” diversa, dove l’alpinista ha esplorato l’Italia con il suo camper e ha trovato amici che non conosceva.
Tanti anche gli appuntamenti che porteranno il pubblico a viaggiare nello spazio, «che è, per eccellenza, la destinazione futura», come dice Emilio Cozzi, giornalista, autore e divulgatore di cultura videoludica, eSport, spazio e innovazione tecnologica, che sarà il conduttore di due eventi di primo piano della sezione Destinazione… Futuro, sui quali si è realizzata una sinergia con il MUSE: Donne oltre l’orizzonte, con Marcella Salussolia, ingegnere che per Thales Alenia Space sta occupandosi della progettazione del Lunar Gateway, la base in orbita cislunare che supporterà i prossimi pellegrini selenici, e con Patrizia Caraveo, dirigente di ricerca all’Istituto nazionale di Astrofisica (INAF) e premio “Enrico Fermi” 2021; e Astronave Terra: il futuro del nostro Pianeta osservato da sopra il cielo con Paolo Nespoli, ex astronauta Esa, protagonista di tre missioni a bordo della Stazione spaziale internazionale, che racconterà come e perché, dallo spazio, cambino la consapevolezza del nostro presente e del nostro futuro.
Il programma completo è disponibile da oggi su www.trentofestival.it.
Cinema. Proiezioni speciali, prestigiose anteprime, retrospettive raffinate per un 70. anniversario da vivere intensamente
Dopo due edizioni ibride, segnate dal successo oltre ogni previsione della programmazione online, il Trento Film Festival torna interamente al cinema, luogo ideale per celebrare il traguardo della 70. edizione insieme al pubblico, e riassaporare il piacere della visione collettiva nelle condizioni che l’ambizioso programma di questo anniversario merita. Il Festival però non abbandona il fronte dello streaming, gli oltre 10mila utenti registrati sulla propria piattaforma e i circa 60mila spettatori online raggiunti durante l’edizione 2021: per loro e per tutti gli appassionati di cinema e montagna presto in arrivo altre novità.
Sono più di 120 i film, tra lunghi e corti, in programma dal 29 aprile all’8 maggio: con 27 anteprime mondiali, 13 internazionali e 37 italiane, ben oltre metà del programma sarà composta da film mai visti prima in Italia. Tra questi molti arrivano a Trento direttamente dai maggiori festival: tra i documentari in Concorso, lo spettacolare La panthère des neiges ha debuttato a Cannes, dal Sundance arriva Fire of Love, uno dei film più chiacchierati del momento, dal CPH:DOX l’urgente Into the Ice e da Visions du Réel Adam Ondra: Pushing the Limits, su uno dei grandi protagonisti dell’arrampicata; ma lo stesso vale per i film narrativi, con l’apertura della sezione Anteprime A Piece of Sky dalla competizione dell’ultima Berlinale, e il film di chiusura Monte Verità dalla Piazza Grande di Locarno.
Nel programma speciale di questo decennale, le cui coordinate sono tracciate dalle scelte già annunciate di dedicare l’apertura all’anteprima assoluta del restauro di Italia K2, la sezione Destinazione… a una retrospettiva di fantascienza, e due omaggi alle figure di Mario Fantin e Luc Moullet, la tendenza è il ritorno “al presente” di suggestioni e immagini che riaffiorano dalla memoria del Festival e del cinema.
In Concorso, l’acclamato Fire of Love rivisita con sensibilità squisitamente contemporanea l’archivio filmato dei coniugi vulcanologi Katia e Maurice Krafft, The Taking intraprende una appassionante analisi attraverso il cinema dell’iconico paesaggio della Monument Valley, e sul fronte alpinistico The Sanctity of Space va alla scoperta dell’Alaska attraverso le pionieristiche foto aeree d’epoca di Brad Washburn.
Tracce di questo dialogo tra passato e presente, immagini e memoria, si trovano in tutta la selezione: la pellicola bianco e nero di Al amparo del cielo lo fa sembrare un epico travelogue anni ‘20, i super8 dei membri di una spedizione basca diventano l’anima di Mendiak 1976, come i filmati originali di After Antarctica ci fanno rivivere l’epopea di una spedizione polare.
Dai programmi speciali alla selezione degli oltre 700 film iscritti, questa 70. edizione si presenta quindi come spazio ideale di scoperta, riscoperta e rielaborazione delle immagini del cinema di montagna e avventura, e ne rivendica il valore e l’attualità: in tempi difficili come questi, ci ricordano quello che ci spinge più lontano, più in alto, e l’emozione che dona superare confini e paure. La selezione è a cura del responsabile del programma cinematografico Sergio Fant, e della commissione di selezione composta da Enrico Azzano, Eleonora Bosco, Gianluigi Bozza, Linda Cottino, Miro Forti, Andrea Frenguelli, Antonio Massena. Da oggi il programma con il calendario delle proiezioni è online su www.trentofestival.it .
Concorso internazionale
Sono 15 i lunghi e 11 i medio e cortometraggi in competizione per i premi ufficiali, assegnati da una giuria internazionale composta da: i registi Michelangelo Frammartino, autore di Il buco, Premio Speciale della Giuria a Venezia nel 2021, e Illum Jacobi, esploratore e filmmaker danese, che ha Trento ha presentato l’esordio The Trouble With Nature; la giornalista e critica cinematografica polacca, basata a Helsinki, Marta Bałaga; la giovane alpinista e himalaista di Andorra Estefania “Stefi” Troguet; il professore all’Università di Innsbruck Christian Quendler, responsabile del progetto di ricerca “Delocating Mountains: Cinematic Landscapes and the Alpine Model”.
Immancabili in Concorso alpinismo e arrampicata, con tre titoli: Adam Ondra: Pushing the Limits di Jan Šimánek e Petr Záruba, coproduzione della trentina Jump Cut, ritrae il grande climber ceco nella difficile, sportivamente e umanamente, preparazione alle Olimpiadi di Tokyo, dove l’arrampicata ha debuttato lo scorso anno; The Sanctity of Space, che Mescalito porterà nelle sale, è il nuovo lavoro di uno dei più noti operatori di montagna in attività, Renan Ozturk, che insieme a Freddie Wilkinson ci porta tra gli incontaminati paesaggi dell’Alaska per un’avventura ispirata dalle prime fotografie aeree di quei territori; The Last Mountain di Chris Terrill, che con materiale filmato durante decenni ricostruisce il percorso dello scalatore inglese Tom Ballard, dall’infanzia, alla morte della madre alpinista Alison Hargreaves sul K2, alla sua stessa fine nell’inverno 2019 sul famigerato Sperone Mummery del Nanga Parbat, insieme all’italiano Daniele Nardi, in una delle tragedie alpinistiche recenti più discusse e controverse.
Ritratti sono anche i due film italiani in competizione: Caveman di Tommaso Landucci, tra i documentari finalisti per i Nastri D’Argento 2022, sul folle e affascinante progetto dello scultore Filippo Dobrilla di una gigantesca opera celata negli abissi delle Alpi Apuane; e in anteprima mondiale Lassù di Bartolomeo Pampaloni, sul muratore siciliano Nino, che folgorato dalla fede si è ritirato sul Monte Gallo, vicino Palermo, trasformandosi in profeta e convertendo un vecchio osservatorio in tempio. Così come Akeji, le souffle de la montagne dei francesi Mélanie Schaan e Corentin Leconte, filmato nel Giappone più tradizionale e spirituale, protagonisti un anziano pittore e la moglie erborista, che vivono nel loro eremo in totale armonia con la natura; e l’attesissimo Fire of Love di Sara Dosa, stupefacente e poetico film d’avventura su una coppia di intrepidi vulcanologi, Katia e Maurice Krafft, realizzato interamente a partire dai loro filmati d’archivio e con la voce off dell’attrice e regista Miranda July, che all’ultimo Sundance ha suscitato recensioni entusiaste e un’asta tra le piattaforme di streaming per aggiudicarsene i diritti.
Come tradizione per un festival che guarda alla natura, protagonisti saranno anche gli animali: sia selvaggi, come in La panthère des neiges di Marie Amiguet, in anteprima italiana dopo il debutto fuori concorso a Cannes 2021, e prossimamente nelle sale grazie a Wanted, che ci porta sull’altopiano tibetano, uno degli ultimi santuari del mondo selvaggio, dove la ricerca del leggendario leopardo delle nevi si trasforma in celebrazione del pianeta; sia più familiari, come in Vedette di Claudine Bories e Patrice Chagnard, commovente storia e parabola di una mucca, un tempo regina degli alpeggi, ora vecchia e stanca, qui indimenticabile protagonista assoluta.
Dalle storie di straordinari protagonisti, a quelle di intere comunità: in Dark Red Forest Jin Huaqing sposa splendore visivo e indagine spirituale filmando un monastero su un altopiano innevato in Tibet, dove 20.000 monache buddiste vivono circondate da una natura aspra e isolate dal mondo; Gaucho Americano del cileno Nicolàs Molina racconta la vita dei suoi connazionali emigrati per lavorare in un ranch tra gli spettacolari paesaggi dell’Idaho, dove impareranno cosa significa essere stranieri; e nel pieno del paesaggio americano è girato anche Scenes from the Glittering World di Jared Jakins, sulla vita dei giovani nativi della Nazione Navajo: una commovente meditazione su adolescenza e identità.
Dal racconto di comunità arriveremo a quello di interi territori: a partire dalle Alpi, al centro dell’indagine dell’austriaco Robert Schabus in Alpenland, in anteprima internazionale, affascinante ricognizione di un paesaggio naturale ma anche spazio vitale per 13 milioni di persone in 8 paesi, il cui idillio porta in sé i semi della distruzione; il sorprendente e illuminante The Taking di Alexandre O. Philippe ci porterà nella Monument Valley, paesaggio iconico per eccellenza, oggetto di una stupefacente lezione su cinema, paesaggio e storia americana, realizzata usando solo sequenze di celebri film; per finire con la Groenlandia, teatro di Into the Ice di Lars Ostenfeld, avventura alla scoperta del segreto che il ghiaccio nasconde sul nostro futuro, con celebri glaciologi e immagini mozzafiato di un luogo che presto non sarà più come lo conosciamo.
Tra i cortometraggi che completano il programma del Concorso, due gli italiani in anteprima mondiale, entrambe riflessioni sulla montagna al tempo del Covid: Alpinestate di Michele Trentini, sul nostro rapporto mediato e artefatto con il paesaggio alpino e la natura, e Two Headed Mountain di Jacopo Marzi, sulle città di Breuil-Cervinia in Italia e Zermatt in Svizzera, tradizionalmente legate dagli sport invernali, divise dalla pandemia.
Anteprime
In seguito al già annunciato evento di apertura, venerdì 29 aprile al Teatro Sociale, con la prima mondiale del restauro di Italia K2 di Marcello Baldi, il lungometraggio che inaugura le serate al Supercinema Vittoria, sabato 30, è uno dei più ispirati e commoventi film di ambientazione montana visti negli ultimi anni, fresco di recensioni entusiaste e una menzione speciale al Concorso dell’ultima Berlinale: A Piece of Sky dello svizzero Michael Koch, ambientato in remoto villaggio di montagna, racconta l’amore tra Anna e Marco, messo a dura prova dal destino, e che lei cercherà di salvare ad ogni costo.
Tra tanti documentari, altri tre lungometraggi di fiction: la commedia Wild Men di Thomas Daneskov, già definito “il film danese dei Fratelli Coen”, in uscita a ottobre per I Wonder, sul comico tentativo di Martin di superare la più classica crisi di mezza età rifugiandosi sulle montagne, fino all’imprevisto incontro che farà naufragare il suo ridicolo piano; dal Sundance 2020 in anteprima europea The Mountains Are a Dream That Call to Me di Cedric Cheung-Lau, una gemma in cui le montagne del Nepal fanno da sfondo all’incontro tra il giovane Tukten, in partenza per migrare a Dubai, e Hannah, anziana impegnata in un trekking solitario; altra rivelazione, ma italiana e girata non lontano da Trento, nel bellunese, Altri cannibali di Francesco Sossai, miglior opera prima all’ultimo Black Nights di Tallin, sul piano che unisce due sconosciuti in una remota zona nelle Dolomiti, dove montagne come prigioni spingono a coltivare pensieri estremi.
Film di chiusura, sabato 7 maggio, Monte Verità di Stefan Jäger, che attraverso la vicenda di Hanna, giovane madre desiderosa di liberarsi dalle restrizioni della società dell’epoca, ci porta alla scoperta del progetto utopico e rivoluzionario della prima comune hippie al mondo, nei primi del ‘900 tra le valli del Ticino.
Proiezioni speciali
Particolarmente corposa in questa edizione la sezione dedicata a omaggi, riscoperte e proposte originali, di cui fanno parte i già annunciati programmi dedicati al regista, operatore, alpinista ed esploratore bolognese Mario Fantin, che partecipò al festival con ben 22 opere fin dalla prima edizione nel 1952, e a Luc Moullet , cineasta e critico cinematografico francese della generazione nouvelle vague, che torna a Trento per presentare una selezione dei suoi film “alpini”, dopo una prima visita al festival quasi sessant’anni fa e l’articolo che scrisse in quell’occasione sui celebri Cahiers du Cinéma.
Fantin torna protagonista anche in Il mondo in camera, documentario in anteprima mondiale di Mauro Bartoli, sulla storia mai raccontata del narratore di montagne e spedizioni estreme, autore di decine di film e migliaia di fotografie, che si tolse la vita nel 1980 nella sua casa a Bologna, trasformata in enorme archivio. Altro ritratto di un protagonista della storia del festival di Trento, anche questo in prima assoluta, è Il sergente dell’altopiano, la storia di Mario Rigoni Stern di Tommaso Brugin e Federico Massa, in cui la voce dello scrittore rievoca gli anni di guerra e di prigionia.
Altre figure di casa al festival in anni più recenti tornano in Un viaggio sulle Alpi di Roberta Bonazza, in cui l’antropologo Annibale Salsa e lo scrittore Marco Albino Ferrari ci conducono dialogando lungo l’arco alpino, e in Sarabanda a filo di cielo di Luca Bich e Gianluca Rossi, duetto all’ombra del Cervino tra il musicista Mario Brunello e l’alpinista Nives Meroi.
Due affascinanti opere ci invitano a guardare da prospettive inedite ai misteri della natura: dopo un ampio tour tra i festival internazionali arriva in Italia The Mushroom Speaks di Marion Neumann, che attraverso una intrigante esplorazione del mondo dei funghi si chiede se possano diventare ispirazione per un cambio radicale nel nostro rapporto col pianeta, e in prima assoluta Forests – Un’evocazione del collettivo artistico Mali Weil, favola filosofica per vedere e pensare diversamente le foreste, presenza costante nell’immaginario occidentale.
Tra le proposte che completano la sezione, da segnalare almeno l’omaggio al giurato del concorso Michelangelo Frammartino, con la proiezione del suo ultimo film Il buco, non ancora proiettato a Trento; il momento di solidarietà all’Ucraina e al suo popolo con l’impressionante This Rain Will Never Stop di Alina Gorlova, in collaborazione con Pordenone Docs Fest, che ha recentemente assegnato alla regista ucraina il premio Images of Courage 2022, e Mountain Lockdown di Luca Calzolari, ritratto della montagna durante il lockdown 2020: luogo vuoto, silenzioso, straniante, dove gli animali occupano lo spazio lasciato dall’uomo.
Terre alte
La sezione dedicata al presente e al futuro di territori e popoli di montagna presenta in questa 70. edizione quattro lungometraggi documentari italiani, tre dei quali in anteprima assoluta: Avenâl di Anna Sandrini è girato nel paese di Cave del Predil, tra i boschi delle Alpi Giulie, oggi l’ombra del luogo di progresso e avanguardia che fu; con Leogra. Eredità di un paesaggio di Andrea Colbacchini si resta a Nord-Est, per tracciare l’evoluzione paesaggistica di una valle del Veneto pre-alpino; Repubblica Ossiura, la montagna anarchica di Giovanna Poldi Allai che ci porta invece nell’Appennino reggiano per raccontare una nuova scelta di stanzialità, radicata e radicale. Il quarto titolo italiano è Il contatto di Andrea Dalpian, che ha documentato in modo sorprendente il percorso di crescita in cattività di due giovani lupi, per porre domande inedite sul nostro rapporto con gli animali selvatici.
Gli altri lungometraggi di Terre alte, tutti in anteprima italiana, ci portano come spesso accade a Trento in angoli lontanissimi del pianeta: sulle Ande, con l’impressionante documentazione senza tempo di una transumanza estrema in Al amparo del cielo di Diego Acosta, e con il racconto di La pantalla andina di Carmina Balaguer sull’attività di un cinema itinerante in alcune delle scuole più alte e remote del pianeta; nel Caucaso senza pace tra tensioni e conflitti, con Water Has No Borders di Maradia Tsaava, su una gigantesca diga parte di un complesso idroelettrico diviso tra la Georgia e la provincia separatista dell’Abkhazia; dalla Corea arriva Burning Flower di Won Ho-yeon, emozionante ritratto di Seonnyu, anziana analfabeta che non ha mai lasciato la montagna dove abita e lavora, e decide di iniziare a studiare e tornare a vivere; e infine Dəne Yi’injetl – The Scattering of Man di Luke Gleeson, sulla devastante costruzione di una diga nella Columbia Britannica e le conseguenze subite dal popolo Tsay Keh Dene, di cui il regista fa parte, che abitava quest’area da tempo immemore.
Tra i corti che completano la proposta di Terre alte, quattro gli italiani: Il mio vicino è un orso di Mattia Cialoni, La lunga strada di Alessio Salvini, La signora di Zeri di Emilio Pallavicino, e La vera storia della partita di nascondino più grande al mondo di Paolo Bonfadini, Irene Cotroneo e Davide Morando.
Alp&ism
Si rinnova la proposta del meglio della produzione internazionale di alpinismo, arrampicata e avventura, nell’appuntamento italiano più ricco e originale per gli appassionati, con ben 14 tra lungo e mediometraggi e 11 corti, in gran parte in anteprima italiana, con personaggi come Reinhold Messner, Alex Txikon, Mick Fowler, Victor Saunders, Alex Lowe, Conrad Anker, Janja Garnbret, Stefan Glowacz, Cesare Maestri.
Non solo grandi imprese, ma memorabili vicende umane: come quella di Mendiak 1976 di Luis Arrieta Etxeberria, sulla spedizione in Pakistan nel 1976 di un gruppo di giovani baschi e sul loro salvataggio da parte di una cordata polacca, che creò un legame che dura ancora oggi; o il rapporto di amore/odio tra le due leggende dell’alpinismo britannico Mick Fowler e Victor Saunders, che in The Second Summit di Hugo Saunders si ritrovano per affrontare una vetta himalayana dopo aver superato il cancro, l’invecchiamento e una lite trentennale; o in Torn di Max Lowe su una delle più commoventi e incredibili vicende di fratellanza e alpinismo mai raccontate, protagonisti Alex Lowe, vittima nel 1999 di una valanga, e il suo compagno di cordata Conrad Anker, miracolosamente sopravvissuto all’incidente, che finì per innamorarsi della vedova di Lowe, e sposarla.
Immancabili i titoli che ci portano sul “tetto del mondo”: Everest Without Oxygen – The Ultimate Egotrip di Jesper Ærø denuncia l’ossessione irresponsabile di alcuni alpinisti per la performance e la visibilità attraverso la vicenda di Rasmus, determinato a diventare il primo danese a raggiungere la cima dell’Everest senza bombole d’ossigeno; The Icefall Doctor di Sean Burch mostra l’altra faccia dell’Everest, documentando il rischiosissimo lavoro degli Sherpa che si guadagnano da vivere mettendo in sicurezza il percorso lungo la cascata di ghiaccio del Khumbu, per garantire che gli alpinisti possano raggiungere la cima; mentre con Everest – By Those Who Were There 1921, 1922, 1924 di John Porter e Dominic Bush torneremo all’epoca dei primi pionieristici tentativi di salita alla vetta.
Tra le vette asiatiche ci portano anche Anwar di Rosa García Loire, sui viaggi e l’impegno nella solidarietà, tra Himalaya, Sierra Leone e Pakistan, del grande alpinista basco Alex Txikon; e Traditional Alpinism – Experiences Cannot Be Inherited di Simon Messner, che racconta un trekking intorno agli 8.125 metri del Nanga Parbat con il padre Reinhold, ricordando la spedizione del 1970 in cui perse la vita suo zio Günther.
Il viaggio tra le montagne del pianeta prosegue con le Ande di Achachilas di Juan Gabriel Estellano, su un alpinista professionista cresciuto sognando di scalare quelle montagne che però sono viste come divinità dalla sua cultura nativa; scenderemo lungo pareti ripidissime e innevate in La Liste: Everything or Nothing di Eric Crosland, imperdibile per gli appassionati di sci e sport estremi, sulle spettacolari imprese di Jérémie Heitz e Sam Anthamatten, scialpinisti e amici fraterni; e infine le amate Alpi, scalate e raccontate con entusiasmo da Cedric Lachat in Swissway to Heaven di Guillaume Broust, e attraversate in bicicletta lungo sentieri impervi per raggiungere vie iconiche, come in Wallride di Tom Dauer, con Stefan Glowacz e Philipp Hans.
Tra tanti protagonisti maschili, spazio anche per l’alpinismo e l’arrampicata al femminile, a partire dall’attesa prima italiana del lungometraggio The Wall – Climb for Gold di Nick Hardie, coinvolgente ritratto di quattro fortissime arrampicatrici, tra cui la campionessa slovena Janja Garnbret, durante il difficile percorso per guadagnarsi un posto alle olimpiadi di Tokyo. Altri documentari mettono a fuoco riflessioni inedite grazie all’esperienza e al punto di vista femminile: in Not Alone Mosher Heather racconta il difficile percorso psicologico della guida alpina Sarah Hueniken, dalla morte di un’amica sotto una valanga al tentativo di riconciliarsi con la montagna; in The Traverse Ben Tibbetts e Jake Holland registrano non solo il tentativo di Valentine Fabre e Hillary Gerardi di essere le prime donne a percorrere con gli sci la Haute Route non-stop da Chamonix a Zermatt, ma anche le loro riflessioni su limiti e superamento dei ruoli di genere in montagna; questione che come testimonia A Woman’s Place di Menna Wakeford, celebrando con leggerezza i 100 anni del primo club di arrampicata femminile britannico, riguarda non solo lo sport di élite ma anche la pratica amatoriale.
Per celebrare anche l’avventura e l’esplorazione, spazio a uno dei più riusciti film del genere degli ultimi anni: After Antarctica di Tasha Van Zandt rievoca, attraverso splendidi filmati originali, la prima epica traversata del Polo Sud non assistita da mezzi meccanici, compiuta nel 1989–90 da sei esploratori di paesi diversi, in uno spirito di collaborazione e fratellanza globale difficile da immaginare oggi, che rivive nelle parole e nei ricordi del leggendario esploratore polare Will Steger, oggi impegnato in importanti progetti sul tema del cambiamento climatico.
Tra i cortometraggi che completano la selezione di Alp&ism, quattro gli italiani: Gioja22 di Stefano De Felici, Voglio che stai bene di Caterina Cozzio e Thomas Lattuada, S’avanzada di Francesco Palomba e Storie di montagna – Cesare e Luciano di Giorgio Salomon, con un’intervista a Cesare Maestri.
Muse.doc
Assecondando l’evoluzione degli ambiti di ricerca e di attività scientifica e didattica del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, la sezione del Festival in collaborazione con la prestigiosa istituzione si orienta al racconto dell’Antropocene: la più grande transizione socio-ecologica nella storia del pianeta Terra.
Tre i documentari in programma, di respiro cinematografico e capaci di parlare al pubblico più giovane: in Animal di Cyril Dion i sedicenni Bella e Vipulan, parte di una generazione convinta che il loro futuro sia in pericolo, intraprendono un viaggio straordinario alla scoperta del nostro rapporto con il mondo vivente; Bigger Than Us di Flore Vasseur, distribuito al cinema da Valmyn, racconta la battaglia della diciottenne Melati contro l’inquinamento da plastica che sta devastando l’Indonesia, e quella di una generazione di adolescenti e giovani adulti per il pianeta e il clima; mentre Marc Bauder, ampliando ulteriormente lo spettro, si chiede in Who We Were, prossimamente nelle sale grazie a Wanted, cosa penseranno di noi le generazioni future, e osserva lo stato attuale del mondo con l’aiuto di sei intellettuali e scienziati che riflettono sul presente e ragionano sul futuro.
Per la prima volta il percorso di MUSE.DOC all’interno del Trento Film Festival non si esaurisce però nei film della sezione: il “bollino” MUSE.DOC+ indicherà infatti gli altri titoli, trasversalmente al programma, che rimandano più o meno direttamente all’Antropocene, e contribuiscono alla riflessione sul tema.
Orizzonti vicini
È la sezione dedicata agli autori, alle produzioni e ai protagonisti dalla regione Trentino-Alto Adige, presenta in questa edizione 4 tra lungo e mediometraggi e 7 opere brevi.
I primi sono I ribelli del cibo. Storie di piccoli produttori dell’Alto Adige di Paolo Casalis, La frequentazione dell’orso di Federico Betta, sul rapporto uomo-orso in Trentino tra storia e presente, Una città di carta di Guido Laino su una piccola comunità del Tesino andata per il mondo a cercare fortuna, e Inedita di Katia Bernardi, sorprendente ritratto della scrittrice Susanna Tamaro, già presentato alla Festa del Cinema di Roma e qui alla prima proiezione nella città della regista.
I cortometraggi di Orizzonti vicini spaziano tra temi come la gestione del territorio, la cultura locale, la ricerca scientifica e la sperimentazione autobiografica, e sono: Across emptiness di Luca Albrisi, Astra, un cinema fatto in casa di Andrea Tombini, Il vuoto nel ghiaccio di Christian Casarotto e Andrea Lona, La voia de cantar di Katia Bernardi, Lift off di Christian Korsager, Ora sono diventata foresta di Irene Dorigotti e Vaia, la lunga notte. Testimonianze di Stefano D’Amadio.
MontagnaLibri
Nel Salotto Letterario di Piazza Fiera decine di presentazioni di libri e incontri con autrici e autori, anche grazie all’importante e confermata collaborazione con il Premio ITAS del Libro di Montagna.
Se il Trento Film Festival spegne settanta candeline, MontagnaLibri si avvia a festeggiare il suo trentaseiesimo compleanno: è dal 1987 infatti che a Trento, in occasione del Festival, si svolge ogni anno la vetrina internazionale dedicata all’editoria, diventata un appuntamento fisso per tutti gli appassionati della letteratura legata ai temi della montagna, dell’esplorazione, dell’avventura e delle culture delle terre alte.
Guide, manuali, studi, monografie, libri fotografici, storia alpinistica, reportage, diari, romanzi, libri per ragazzi, biografie e autobiografie: è questo il suggestivo viaggio tra le “montagne di carta” che annualmente viene presentato al pubblico in un’esposizione unica nel suo genere e in cui è possibile conoscere da vicino le novità editoriali pubblicate dagli editori di tutto il pianeta.
Quest’anno MontagnaLibri torna nella sua tradizionale sede di Piazza Fiera, dove ogni giorno nel Salotto Letterario si svolgeranno presentazioni di libri e incontri con autrici e autori, anche grazie all’importante e confermata collaborazione con il Premio ITAS del Libro di Montagna, che in occasione del Festival presenta i libri finalisti e ne premia gli autori. Spazio dunque a Carmine Abate e al suo “Il cercatore di luce” (Mondadori), vincitore della sezione Vita e Storie di Montagna; a Francesco Cappellari, curatore del progetto “Nuove Guide Sentiero Italia Cai”, che racconta la sua impresa editoriale per la pubblicazione dei 12 volumi che hanno vinto la sezione Guide e mappe; a Alessandra Viola e Rosalba Vitellaro, autrici del libro vincitore della sezione Libri per ragazzi “Il pianeta di Greta”.
Tra gli ospiti più attesi Paolo Cognetti, che presenterà “La felicità del lupo” (Einaudi), un libro che racchiude un’appassionata e luminosa idea di natura, famiglia, sogno e rifugio. Partendo dalle straordinarie vedute del suo ultimo romanzo, dalle poesie dell’amata Antonia Pozzi e da una certa idea di vivere in risonanza con la montagna e con il mondo, lo scrittore Premio Strega svelerà la mappa del suo tesoro letterario. L’esploratrice e scrittrice statunitense Jan Reynolds presenterà “Crystal Ceiling. Un viaggio epico” (Edizioni del Gran Sasso). «Jan Reynolds è un’atleta straordinaria che si è distinta in attività ad alto rischio tipiche della sub‐cultura maschile, rifiu‐ tando di essere costretta tra i confini della cultura di genere» ha scritto di lei Jon Krakauer, autore di “Into the wild”, definendo questo libro «ispiratore e disarmante». Torna al Festival Giuseppe Festa per presentare “Una trappola d’aria” (Longanesi): popolare scrittore per ragazzi, Festa firma il suo primo thriller, intenso e adrenalinico, ambientato in una natura nordica e suggestiva.
Diversi gli appuntamenti in collaborazione con il Cai – Club alpino italiano. Presentando “L’alpinismo è tutto un mondo. Conversazione a carte scoperte” la Vicepresidente generale dei Cai Lorella Franceschini dialogherà con la scrittrice Linda Cottino e l’artista Riccarda De Eccher. Il libro è un vivace scambio epistolare, nato in tempo di Covid, tra Silvia Metzeltin e Linda Cottino, tra racconti di esperienze e amicizie, per ricostruire la presenza delle donne nell’alpinismo. Nell’incontro “Cinema e cineteca: dal K2 ai nostri giorni” il Presidente Generale del Cai Vincenzo Torti si confronterà con diversi protagonisti della cinematografia di montagna, per raccontare come è nato il cinema di montagna e che ruolo ha avuto la Cineteca del Cai.
Spazio anche ai progetti di Montura Editing con la presentazione della guida “Da Roma a L’Aquila. 430 chilometri attraverso natura e cultura”, un libro e quattro carte realizzate dai cartografi di Montura Map per promuovere il territorio appenninico e lanciare il “Cammino naturale dei Parchi”.
25. Mostra-Mercato internazionale delle librerie antiquarie di montagna
L’anima letteraria del Trento Film Festival rappresentata da MontagnaLibri dal 1997 si è arricchita di un’apprezzatissima appendice, la Mostra-Mercato internazionale delle librerie antiquarie di montagna, appuntamento unico nel suo genere in Europa per i bibliofili di tutto l’arco alpino. In questa occasione gli appassionati hanno l’opportunità unica di sfogliare, consultare, acquistare, antichi e preziosi libri di montagna, cartoline, fotografie, stampe e incisioni, manifesti, direttamente dai più noti antiquari europei specializzati.
Per la settantesima edizione del Trento Film Festival, l’appuntamento con gli appassionati di antiquariato aprirà la kermesse nel primo weekend di festival e sarà ospitato in una location di eccezione nel cuore storico di Trento, il chiostro dell’ex convento degli Agostiniani. Oltre agli storici temi, montagna e alpinismo, la Mostra-Mercato è aperta anche ai libri e all’oggettistica legati ai temi di storia locale, viaggi, etnografia, natura, ambiente. Apertura al pubblico venerdì 29 aprile dalle 15.00 alle 19.00 e sabato 30 aprile dalle 10.00 alle 19.00.
Nove mostre per scoprire il Festival e la città
Dal 1952 il Trento Film Festival esplora una pluralità di linguaggi e di forme espressive, per raccontare le mille sfaccettature delle culture di montagna: edizione dopo edizione, sono moltissime le mostre organizzate direttamente, ospitate o promosse, che arricchiscono la programmazione della rassegna e permettono al pubblico non solo di approfondire tematiche di grande interesse, ma anche di conoscere affascinanti luoghi di Trento, in una sorta di sentiero che si snoda per tutta la città.
La mostra principale di questa 70. edizione è “Scalare il tempo, 70 anni di Trento Film Festival”, allestita negli spazi de Le Gallerie di Piedicastello a cura della Fondazione Museo storico del Trentino e del Trento Film Festival. Il percorso espositivo è diviso in tre mondi tra loro comunicanti: la Montagna, il Festival e il Cinema. Nella Galleria Bianca, installazioni sonore, visive e interattive restituiscono le atmosfere di un tempo insieme a quelle di oggi. Di grande suggestione la sezione sugli oggetti, dove le “Cineprese si raccontano”, ma anche lo spazio sonoro con le “Voci del Festival”, e la “Sala cinema”, con alcuni spezzoni di pellicole che hanno fatto la storia della cinematografia di montagna. Un viaggio, un’esperienza, un’emozione attraverso le atmosfere, le voci e le pellicole del Festival, dal 1952 a oggi. In mostra, il racconto di una rassegna che non finisce mai di stupire. La mostra sarà inaugurata il 22 aprile e rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2023, grazie al supporto di ITAS Mutua, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Montura e Trentino Marketing.
“Ciak, si scala! Storia del film di alpinismo e di arrampicata” è la trasposizione in mostra del libro del giornalista Roberto Mantovani, edito da Club Alpino Italiano, Museo Nazionale della Montagna di Torino e International Alliance for Mountain Film. La nuova esposizione ne ripercorre le stesse tappe con manifesti, locandine e fotografie del Fondo Documentazione Cinema del Museo, dal primo film di questo genere alle produzioni più recenti. La mostra è a cura di Marco Ribetti, vice direttore e curatore della Cineteca Storica del Museo Nazionale della Montagna – CAI Torino, e Roberto Mantovani, e sarà ospitata a Palazzo Roccabruna dal 28 aprile al 28 maggio.
Nel 2022 spegne settanta candeline non solo il Trento Film Festival, ma anche il Soccorso Alpino e Speleologico Trentino, che festeggia con una mostra a Palazzo Trentini che sarà inaugurata il 28 aprile e rimarrà aperta fino al 14 maggio. Il corpo nasce infatti nel 1952: dopo un drammatico incidente sulle Dolomiti di Brenta, vengono create in Trentino le prime Stazioni del Corpo Soccorso Alpino e, con loro, un’organizzazione strutturata di soccorso in montagna che da lì in pochi anni si diffonderà in tutta Italia. Fotografie di ieri e di oggi ripercorrono una storia lunga settant’anni, in cui l’immutato spirito di solidarietà di soccorritrici e soccorritori appassionati di montagna si lega alle evoluzioni dei materiali, dei mezzi e delle tecniche di soccorso.
A Torre Mirana rimarrà aperta fino al 14 maggio “Senza posa. Italia K2 di Mario Fantin. Racconto di un’impresa”, una mostra del Club alpino italiano, a cura di Mauro Bartoli e Claudio Ballestracci (Lab Film), con la collaborazione di Monica Brenga e Pamela Lainati (Centro di Cinematografia e Cineteca de Cai). Chi era Mario Fantin, che nel 1954 riprese la spedizione del CAI al K2? Un cineasta, un alpinista, un sognatore. Infaticabile, invisibile dietro la cinepresa: non fu facile lavorare al gelo, in alta quota, agli ordini di Ardito Desio. Il risultato fu incredibile: questa mostra oggi lo celebra, presentando per la prima volta il taccuino inedito dove il bolognese appuntò note tecniche sulla realizzazione del futuro film Italia K2.
L’autore del manifesto della scorsa edizione, Gianluigi Toccafondo, torna a Trento con la mostra “Il Sentiero Italia Cai tra sogno e realtà”. In mostra le dodici tavole commissionate da Montura e pubblicate nella collana dedicata dalla casa editrice Idea Montagna al Sentiero di settemila chilometri realizzato dal Club Alpino Italiano. La mostra è a cura di Montura Editing e rimarrà aperta per tutta la durata del Festival presso il padiglione di MontagnLibri in Piazza Fiera.
Due le mostre allo Spazio archeologico del SASS in Piazza Cesare Battisti, a cura di EUSALP, aperte dal 30 aprile al 15 maggio. La prima è “Le temps d’une estive – Il tempo di un alpeggio” di Eric Vallée. Eric è originario di Parigi, ma grazie all’incontro con una persona dedita alla pastorizia, si è appassionato a questo mestiere, iniziando ad apprezzare questo mondo, affascinante quanto difficile. Oggi, per scelta di vita, è egli stesso pastore, vive il “tempo di un alpeggio”, a contatto con gli animali e la natura, praticando i suoi sport, dedicandosi alla contemplazione e alla fotografia. Quotidianamente accetta la sfida di vivere sulle montagne poiché, sia che piova, sia che nevichi, sia che tuoni, il pastore è, con i suoi cani, responsabile delle sorti del suo gregge. Anche la seconda mostra esplora i temi della pastorizia: “Il buon pastore” di Simone Cargnoni. Il protagonista è Giovanni, pastore da quando è nato. I suoi ritmi di vita sono da sempre cadenzati coi tempi della transumanza. Alla ricerca di luoghi dove potranno trovare cibo e acqua Giovanni conduce le greggi di proprietari trentini e veneti, muovendosi per centinaia di chilometri, tra prati montani e centri abitati. Originario della Romania, da 15 anni divide la sua vita tra il lavoro in Italia e la famiglia, moglie e due figli, nel suo paese.
Chiudono il programma “Alchemica” a cura di Alkanoids e Studio d’Arte Andromeda, un progetto che coinvolge illustratori, animatori, sound designer e sviluppatori in una sfida inedita: realizzare una mostra di opere originali statiche e renderle vive con emozionanti animazioni da fruire attraverso un’applicazione per smartphone; e “Humans of Trentino”, una mostra fotografica “che punta a mettere in luce e approfondire la diversità culturale presente sul territorio e la bellezza dei cittadini che fanno parte della comunità trentina.
T4Future: le nuove generazioni e un Pianeta da salvare
Al Giardino del MUSE decine di appuntamenti, laboratori e attività dedicate alle famiglie, che affiancano un ricco programma cinematografico per le scuole.
Nell’anno in cui il futuro è al centro del Trento Film Festival, assume ancora più importanza la sezione T4Future, nella quale da diversi anni confluiscono tutte gli eventi e le attività per scuole e famiglie, dedicate alle nuove generazioni: laboratori creativi, presentazioni di libri, percorsi sensoriali, dimostrazioni pratiche, spettacoli e, ovviamente, proiezioni al cinema.
Il programma per bambini e famiglie propone una serie di laboratori, attività ed eventi, ospitati presso il giardino del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, legati al mondo della montagna e della natura e pensati in collaborazione a prestigiosi partner del territorio. In questo contesto, ritorna lo storico Parco dei Mestieri che, con uno sguardo rivolto al futuro, cerca di avvicinare i più piccoli alle tradizioni e alle professioni delle Terre Alte.
Nel contempo il T4Future offre alle scuole un ricco programma cinematografico frutto di una ricerca dedicata che porta a Trento opere di qualità e spesso in anteprima. A queste si affiancano laboratori di educazione all’immagine e momenti di approfondimento sull’educazione allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza attiva, sulla salvaguardia dell’ambiente e sugli stili di vita sostenibili.
L’inaugurazione sarà sabato 30 aprile con lo spettacolo Open Air Circus, a cura degli amici della scuola di circo Bolla di Sapone, che tornano al Festival per proporre un magnifico spettacolo di acrobazia, equilibrismo e giocoleria.
Molte le presentazioni di libri per bambini e ragazzi, come il “Manuale per giovani stambecchi” (Salani e Cai editore) a cura del Club alpino italiano, con l’autrice Irene Borgna e l’illustratrice Agnese Blasetti che, dialogando con Anna Girardi, racconteranno questo agile manuale illustrato pensato per giovani che sognano bivacchi e notti stellate, vette da raggiungere, torrenti da guadare, albe silenziose e tramonti indimenticabili. La presentazione del libro illustrato “Sula montagna di Lù” di Anouck Boisrobert e Louis Rigaud (Corraini Editore) sarà invece l’occasione per cimentarsi in un laboratorio di pop-up a cura dello Studio d’Arte Andromeda. “Il pianeta di Greta” (Einaudi) è il libro vincitore della sezione “Libri per ragazzi” del Premio ITAS del Libro di Montagna 2022 , e sarà presentato dalle autrici Alessandra Viola e Rosalba Vitellaro, in dialogo con Lorenzo Carpanè.
Due gli appuntamenti in collaborazione con il MUSE e La Cappella Underground, organizzatori del Trieste Science+Fiction Festival. In Tocca il cielo con un dito! bambini e famiglie potranno ripercorrere le meravigliose storie animate di Wall-E, Il gigante di Ferro e Big hero 6, in un’esperienza capace di divertire e di far toccare per davvero il cielo con un dito, mentre Il femminile nella fantascienza contemporanea è un momento di formazione per insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, per riflettere sulla questione di genere nella contemporaneità. L’appuntamento si inserisce all’interno del ciclo “Tè degli Insegnanti” del MUSE, con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.
A cura di Montura e AICA – Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale sarà proposta una Plogging session sulle orme del “Keep Clean and Run”, un ecotrail promosso con la collaborazione e il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica. Ogni anno, percorrendo strade e sentieri del nostro Paese e non solo, Roberto Cavallo e chi decide di accompagnarlo si impegnano a ripulire i territori attraversati dai rifiuti abbandonati, il cosiddetto littering. Dal 2015, sono state raccolte quasi 250 tonnellate di rifiuti e sono state coinvolte attivamente 15.000 persone. Quante ne verranno raccolte sui sentieri intorno a Trento?
Da oggi il programma completo è disponibile su www.trentofestival.it/t4future.