Il tema di questo nuovo post mi porta e vi porta ad esplorare scenari insoliti nel Southwest nordamericano, dove il territorio montano offre innumerevoli manifestazioni della fantasia creativa della Natura.
Lungo il North Creek River, il potere erosivo dell’acqua ha scavato un tunnel a forma di cilindro nell’arenaria del canyon, costellato da verdi piscine naturali su rosso substrato basaltico. La luce si infiltra e si riflette sulle pareti arrotondate cambiando tono ed intensità. L’acqua scorre come le emozioni che il luogo suscita, ed il mezzo fotografico diventa la loro naturale estensione.
Il momento del “clic” dura sei secondi, il flusso disegna trame di seta e le gialle foglie autunnali galleggiano in superficie, componendo l’immagine.
Ma quanta strada è stata fatta per quel breve attimo di sei secondi… Quanti episodi, coincidenze ed aneddoti spesso si celano dietro un’immagine, e come anelli di una catena diventano elementi indispensabili per arrivare a vivere quel momento speciale di luce.
L’accesso a quest’area remota e selvaggia dello Zion National Park, in Utah, avviene solo dopo aver richiesto ed ottenuto un permesso rilasciato dai Rangers del Parco, e già questo è un piccolo successo considerati i pochi permessi giornalieri disponibili. Il percorso non è in alcun modo segnato ed è necessaria adeguata preparazione studiando attentamente le carte topografiche del luogo. Poi, come sempre accade, dalla carta alla realtà l’ambiente immaginato si trasforma in terra e cielo alle condizioni del momento, con le sue sorprese da vivere e le situazioni inaspettate da affrontare.
Il percorso prevede di risalire il fiume per circa 8 miglia (13 km) e non vi è alcun segnavia o sentiero battuto. Anzi, 15 kg di attrezzatura fotografica sono ancora più pesanti quando il “sentiero” su cui si cammina è in parte il fiume stesso, dentro il fiume, per di più controcorrente, con frequenti massi di roccia da scavalcare e con passaggi profondi fino a 80 cm. Letteralmente “immerso” nella natura ho così compreso la forza degli elementi e la loro azione generatrice sul paesaggio.
Passo dopo passo, guado dopo guado, il canyon si chiude sempre più finché ci si trova a camminare su un ampio letto basaltico di colore rosso vivo che precede l’ingresso ad una galleria naturale.
L’acqua che scorre rende la superficie estremamente scivolosa, la sensazione è di camminare lungo una salita liscia e ghiacciata. Tutt’attorno un paesaggio straordinario modellato dall’incessante lavoro dell’acqua, dal soffio del vento, dall’azione degli elementi, che come scultori infaticabili hanno dato origine ad ambienti unici ed in costante mutamento.
Mi torna in mente il nome Zion del luogo dove mi trovo, che viene fatto risalire ad uno dei primi coloni mormoni che riteneva di aver trovato la Sion descritta dal profeta Isaia, luogo paradisiaco e “giardino del Signore”. Tali nobili origini si addicono perfettamente alla magia che mi circonda e tutta la fatica fatta per arrivare fin qui assume un significato profondo.
È il momento di tradurre in immagine le appaganti sensazioni che scorrono con la corrente. Una volta scelta l’inquadratura posiziono treppiede e macchina fotografica. Aggiungo un polarizzatore all’obiettivo grandangolare per ridurre i riflessi sull’acqua ed ottenere un tempo di scatto più lento. Per minimizzare ogni possibilità di mosso ed assicurarsi così immagini di massima nitidezza, scelgo di utilizzare uno scatto remoto e la scena si trasforma in fotografia. Sei secondi di scatto per sei ore di escursione! Il rientro è più rapido spinto anche dalla corrente ed il cielo è già buio quando si ritorna all’inizio del percorso. La stanchezza fisica inevitabilmente si fa sentire ma è più che compensata dalla ricchezza emozionale che ogni volta riemerge rituffandosi nel “Tunnel di luce”.