Alla base della montagna più alta del pianeta, anche un frammento di roccia abruzzese
Dalle 9.15 (ora locale di Kathmandu) di ieri, giovedì 29 marzo, la bandiera del Rifugio Fonte Tarì del monte Majella svetta al campo base dell’Everest.
Dopo sei giorni di cammino un gruppo di escursionisti abruzzesi, partiti da Lama dei Peligni (Chieti) lo scorso 22 marzo, sono giunti a destinazione realizzando il loro sogno: far ‘incontrare’ le montagne, portando un po’ di Majella sulla vetta del mondo. Così è stato, perché in Himalaya è stato lasciato anche un frammento di roccia abruzzese, che reca la scritta con la provenienza.
Della spedizione hanno fatto parte, Peppe Ardente, Andrea Monaco, Luciano Carchesio, Lorenzo Ardente, Angelo Caprara e Ewa Piechowicz.
“E’ stato un viaggio molto più faticoso del previsto – racconta provato, ma entusiasta, uno degli escursionisti, Peppe Ardente all’Ansa. A complicare le cose, anche la neve, che ieri ha reso la marcia ancora più impegnativa. “Il dislivello da coprire è stato davvero tanto e il male di montagna si è fatto sentire parecchio”, ha dichiarato Ardente.
Gli escursionisti abruzzesi, hanno affrontato un trekking impegnativo, da Lukla, a quota 2.850 metri (raggiunta con un piccolo velivolo), al campo base dell’Everest che si trova ad oltre 5.300 metri di quota e a 54 chilometri di distanza.