Ieri il Climbing Stadium ha ospitato la Coppa del Mondo Speed e le prove Lead. La velocità e la difficoltà con i migliori atleti mondiali, e partendo dalla velocità, l’azzurro Leonardo Gontero si è messo al collo il primo oro di Coppa nella storia dell’arrampicata azzurra.
Come detto, ad Arco in questi giorni si sono raccolte le massime cariche dell’universo climbing e il torinese di Susa ieri ha dimostrato al mondo che anche in Italia non si scherza a correre veloce in verticale.
Dopo essersi liberato del non facile ostacolo francese Mawem agli ottavi di finale, Gontero si è trovato contro il gigante ceco Hroza, fino a ieri terzo in generale di CdM. Pronti via e a metà risalita un primo rombo da parte del pubblico: Hroza scivola, mentre Gontero vola in finale. Il Climbing Stadium è in festa, oro o argento che sia. Adesso c’è Sinitsyn però, un campione con la “C” maiuscola, uno che si è portato a casa tre coppe del mondo in carriera. La tensione è al massimo, l’azzurro e il russo volano verso il top e sembra abbia vinto l’italiano, ma c’è un problema, il cronometro non è scattato. Gara da ripetere.
“Tenere la concentrazione Leo”, si sente dal pubblico, e Leo non tradisce. In 6”60 arriva a premere lo stop al cronometro, e questa volta non ci sono scusanti, il timing ha funzionato perfettamente. È oro.
La gara femminile Speed è stata vinta dalla russa leader di Coppa del Mondo Alina Gaydamakina, davanti alle connazionali Levochkina e Titova, in una prova che le russe hanno dominato appieno, basti pensare che anche la quarta e la sesta classificata sono compagne di nazionale della vincitrice.
Per quanto riguarda la gara Lead, si è andati avanti fino a notte inoltrata, e i campioni del mondo in carica Ramon Julian Puigblanque ed Angela Eiter hanno dato prova delle loro capacità “mondiali” fin dalla prima scalata.
Sono stati gli unici due a centrare il top nella gara “a vista” del mattino, che ha tenuto col naso all’insù anche un buon numero di tenaci spettatori, nonostante il meteo decisamente autunnale.
Dopo la on-sight, è stata la volta della “lavorata” e i riflettori hanno illuminato a giorno l’arena trentina, dove subito si è messo in luce il russo Michail Chernikov, il quale con gran determinazione è salito oltre i tre quarti di via, prima di lasciarsi cadere nell’aria, consapevole di una prima posizione parziale non facile da scavalcare. Ci ha provato anche l’ottimo Silvio Reffo, ma a metà scalata si è dovuto arrendere ad un tracciato davvero insidioso e spettacolare in ogni passaggio.
Dalla prova a vista del mattino, l’olandese Jorg Verhoeven ne era uscito quarto e fin dalle prime prese della lavorata è sembrato più che mai deciso a raggiungere quel top ancora inviolato fino a quel momento. Con agilità ed esperienza, il ventisettenne olandese ha riscaldato gli animi del pubblico, ma anche lui come Chernikov si è dovuto arrendere alla 48.ma presa.
L’atmosfera già calda nel Climbing Stadium, si è infuocata all’uscita dell’austriaco vice campione del mondo Jakob Schubert e la memoria è immediatamente corsa alla sfida iridata 2011 contro Puigblanque che anche Schubert non ha certo dimenticato. Ecco allora la gara perfetta dell’atleta di Innsbruck che raggiunge il top con movimenti portentosi, quasi non facesse fatica, e il primo piazzamento provvisorio è suo, come il meritato posto a sedere nel “leader corner”.
Adam Ondra, nonostante i suoi venti anni scarsi, ha chiuso quasi mille vie in falesia e da tempo ha conquistato i cuori di climbers e semplici appassionati. Quando attacca la prime due prese della finale Lead di Arco, il pubblico lo segue in religioso silenzio. Ogni movimento sembra la cosa più naturale possibile per il ceco, una risalita morbida e senza sbavature, che però si interrompe bruscamente quando l’allungo verso il 43° appiglio fallisce e Ondra torna a terra con le mani tra i capelli. A quel punto rimane solo “Ramonet”, il campionissimo da anni ai vertici assoluti dell’arrampicata con corda. Presa dopo presa, senza esitazioni e sospinto dal pubblico che lo conosce bene ormai, lo spagnolo non fallisce e raggiunto il top saluta Arco dall’alto della parete trentina, con un grande sorriso sulle labbra.
L’austriaca Angela Eiter non ha forse bisogno di grandi presentazioni, il titolo mondiale vinto lo scorso anno ad Arco parla da sé e ieri la Eiter è stata la sola in grado di raggiungere il top, ricalcando la straordinaria prova del mattino e mostrando al mondo di essere la numero uno. Sia la connazionale Schranz che la russa Malamid ci hanno provato, sono salite a pochissimo dalla cima, anche la campionessa italiana Jenny Lavarda ha impressionato per l’ottima prova (4.a alla fine), ma come l’austriaca non è riuscita a fare proprio nessuno.
Info: www.rockmasterfestival.it
Classifica finale Speed:
Maschile:
1. Leonardo Gontero (ITA); 2. Sergei Sinitcyn (RUS); 3. Libor Hroza (CZE); 4. Stanislav Kokorin (RUS); 5. Jedrzej Komosinski (POL)Femminile:
1. Alina Gaydamakina (RUS); 2. Yuliya Levochkina (RUS); 3. Natalia Titova (RUS); 4. Kseniya Polekhina (RUS); 5. Monika Prokopiuk (POL)Classifica finale Lead:
Maschile:
1. Ramón Julian Puigblanque (ESP); 2. Jakob Schubert (AUT); 3. Jorg Verhoeven (NED); 4. Mikhail Chernikov (RUS); 5. Adam Ondra (CZE)Femminile:
1. Angela Eiter 1986 (AUT); 2. Christine Schranz 1988 (AUT); 3. Evgenia Malamid 1987 (RUS); 4. Jenny Lavarda 1984 (ITA); 5. Barbara Bacher 1982 (AUT)
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