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4 Luglio 2024

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Giovanni Ludovico Montagnani

Dopo l’incidente

E se andasse tutto meglio del previsto?

Dalla paraplegia ai confini dell’impossibile. La storia di un recupero prodigioso. La storia di un uomo che non si è dato per vinto e che ha fatto diventare un mantra il cartello appeso in casa “Noi ce la facciamo

È una luminosa giornata estiva quella del 3 luglio 2022. Due amici si apprestano a scalare lo scudo del Mittelruck, una bella e impegnativa parete di roccia nella remota Valle Antrona. Giovanni e Boz sono due atleti esperti e affiatati, eppure qualcosa va storto. Uno spaventoso volo di Giovanni, che precipita per  quaranta metri lungo la parete, mette fine alla loro avventura di quel giorno. Giovanni  dovrà fare i conti con una diagnosi infausta di paraplegia e invalidità al 100% e i medici rete di roccia nella remota Valle Antrona non daranno speranze sulle possibilità di tornare a camminare. Ma che cosa accade quando si accetta sì la diagnosi, ma ci si ribella al verdetto?

Questo libro, uscito il 3 luglio 2024, due anni esatti dopo l’incidente, prova a dare una risposta raccontando la storia di un recupero prodigioso, una storia che si intreccia con una serie di riflessioni sul futuro del pianeta, lui pure affetto da una diagnosi  infausta a causa dell’emergenza climatica. È il racconto di un’avventura non ancora finita, o forse appena iniziata.

Il volume Dopo l’incidente. E se andasse tutto meglio del previsto?, diario scritto da Giovanni Ludovico Montagnani, da luglio 2022 a luglio 2023, è pubblicato da Monte Rosa Edizioni.

Copertina e illustrazioni sono opera dell’autore.

L’autore scrive per “salvare” sé stesso, per creare un’alternativa alla malattia, al dolore…

«Perdonatemi, sono fatto così: sono abituato ad infatuarmi continuamente, a sbagliare e a pagarne le conseguenze». Parola di Giovanni Montagnani, ingegnere, alpinista e attivista climatico, che così scrive a settembre 2022 dal suo letto d’ospedale, dopo tre mesi dall’incidente sulla parete sud est (lo scudo) del Mittelruck in Valle Antrona, incidente che gli è costato una diagnosi di paraplegia con due vertebre fratturate, una gamba e una tibia rotte, uno zigomo collassato e tutto ciò che ne consegue.

Sin da subito, dal momento in cui ancora appeso alle corde riprende coscienza dopo l’urto con il terreno, Giovanni si rende conto della sua condizione: è vivo ma non sente più le gambe, sente dolori inenarrabili ed è paralizzato dalla vita in giù.  Ma questo non è il solito libro di alpinismo e non è solamente un memoir. Non c’è mai autocommiserazione e pietismo.

Montagnani ha voluto infatti intrecciare gli scritti sui dolorosi ricordi dei primi quattro mesi in terapia intensiva con quelli degli otto mesi successivi, mesi pieni di determinazione, lavoro mentale, lavoro fisico e tanta speranza.

L’autore scrive per “salvare” sé stesso, per creare un’alternativa alla malattia, al dolore (agli antibiotici, ai sonniferi, agli ansiolitici, alle trasfusioni, alle operazioni chirurgiche), alle difficoltà, alle paure, e anche perché non vuole dimenticare che cosa significhi trovarsi in una terapia intensiva o subintensiva. «Quattro mesi di ospedale sono qualcosa che ti rimane addosso, diventano cicatrici esattamente come tutte le altre. Come una cicatrice, la memoria dell’ospedale non riesce a nascondere la ferita psicologica, a cancellare il ricordo del dolore e dell’alienazione».

Tac, ecografie, risonanze magnetiche e fisioterapia e poi i primi passi verso una quotidianità fatta comunque di bustino, panciera, carrozzina e tutti gli ausili necessari. A novembre del 2022, dopo quasi cinque mesi dall’incidente, Giovanni è finalmente a casa e fa i conti con un corpo decisamente diverso da quello che era abituato a conoscere: “Mi chiamo Giovanni e ogni tanto mi dimentico di essere in sedia a rotelle. D’altronde anche da sani si trascorre parecchio tempo seduti. I miei piedi sono comodamente appoggiati ad una pedana, e le gambe sono parcheggiate lì… Quando sono in casa, mi capita di spingere la sedia a rotelle e di non ricordarmi più cosa voglia dire camminare, e non pensarci neanche. Ma quando esco in giardino cambia tutto: percorrere ogni metro di prato o di sterrato è un’agonia”.

Giovanni capisce l’importanza di lavorare sull’unicità della propria situazione cercando di ridurre il senso di inadeguatezza e frustrazione: riflette su quanto tempo dovrà impiegare in più per poter svolgere le stesse azioni quotidiane ma non si scoraggia, anzi, è sempre più motivato ad applicarsi nelle terapie e raggiungere maggiori risultati durante la riabilitazione.

La fisioterapista che lo segue intuisce le sue potenzialità e assecondando le sue intuizioni- a volte anche contro il parere degli altri terapisti che le dicono di non creare illusioni- gli suggerisce di lavorare sul “core”, sulla struttura muscolo-scheletrica intorno al bacino.

Così,  grazie ai progressi graduali ma costanti della riabilitazione e all’allenamento sull’handbike regalata dagli amici, Giovanni accetta la gravità della situazione e della diagnosi ma ha anche la “sfacciataggine” (così lui la definisce) di mettere in discussione il verdetto finale, cambiandolo a suo favore.

Montagnani auspica un lieto fine anche per il pianeta

In tutto questo tempo l’autore – già attivista del collettivo “Ci Sarà Un Bel Clima” – non dimentica il suo impegno per l’emergenza climatica. In ogni capitolo del libro crea infatti un parallelismo tra la sua condizione e quella del pianeta, anch’esso gravato da una diagnosi infausta ma non impossibile da sovvertire, a fronte di un impegno collettivo e della disponibilità ad accollarsi qualche sacrificio.

Un anno dopo l’incidente, già  rientrato al lavoro e con alle spalle tanti progressi scriverà: «Credo che la sto vincendo io questa battaglia. E più vinco e più sogno… Ma i sogni mi spingono a non creare i giusti argini, dilagano nella mia testa, senza freni». 

L’autore auspica che il lieto fine ci sarà anche per il pianeta ma senza farsi troppe illusioni e con la consapevolezza dell’impegno necessario (la settimana scorsa è stato uno dei relatori del 56° Climate Reality Training che ha visto protagonista Al Gore, ex Vicepresidente degli Stati Uniti fondatore di The Climate Reality Project).

Dopo l’incidente è emozione, razionalità, un libro che vuol dare speranza ed è soprattutto un invito all’azione, individuale e collettiva.

È la storia di un uomo che non si è dato per vinto, anche grazie all’amore e al sostegno di sua moglie, delle sue bambine, dei suoi familiari e degli amici, che ha fatto diventare un mantra il cartello appeso in casa “Noi ce la facciamo“.

Il libro è stampato su carta FSC amica delle foreste. La copertina e alcune tavole sono illustrate dall’autore stesso.

L’Autore

Giovanni Ludovico Montagnani in Dolomiti. Fonte: Monte Rosa Edizioni

Giovanni Ludovico Montagnani, 34 anni, un dottorato in ingegneria elettronica nucleare, è un attivista per il clima, un atleta. Marito di Francesca e papà di Nora e Zelda.

Nel 2020 ha contribuito a fondare il collettivo Ci Sarà un Bel Clima, organizzazione che tramite incontri di divulgazione e momenti di festa, ha l’obiettivo di rendere più efficaci le iniziative a favore dell’ambiente.

Nel 2023 il collettivo ha lanciato l’iniziativa degli Stati Generali dell’Azione per il Clima per raccogliere tutte le voci e le realtà dell’attivismo italiano e creare un interlocutore comune capace di favorire il dialogo tra attivisti e politica.

 

 


Dopo l’incidente

Autore: Giovanni Ludovico Montagnani

Editore: Monte Rosa Edizioni - Gignese (VB) - 2024

Pagine: 230

Prezzo di copertina: € 19.5


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