Un racconto sull’amicizia, sulla gioventù e sull’esperienza, in un continuo gioco tra il passato e il presente, nella trama di un’avvincente scalata. Prefazione di Alessandro Gogna
«Leggere Marco è ritrovarsi e meditare. Momenti che hanno l’andamento di una danza in mezzo a luci stroboscopiche o a flash intermittenti, dove nel tempo musicale e nel controtempo ti aspetti sempre (e trovi) la nota geniale, che ti spiazza.» (ALESSANDRO GOGNA)
«La montagna è solo un edificio naturale composto da roccia, neve e ghiaccio, prati e fiori. Spazio senza vita che per una certa retorica illusione riceve anima e voce. Un luogo che non decide se essere seducente o assassino, perché non ha pulsioni, non può averle. Struttura affascinante e fragile che attira per la sua concreta e naturale bellezza. Ambiente in cui si manifesta l’obbligo della semplicità del vivere, dove si può dimenticare la grande quantità di inutili parole tanto presenti nella nostra quotidianità.»
Prima di percorrere in solitaria, e dopo quarant’anni, una via da lui stesso aperta con Gianni, il suo compagno di cordata che non c’è più perché è rimasto giovane su un’altra montagna pesante di neve, l’autore incontra un amico, Leo, che non vedeva da tanto tempo.
«Strano, trovarti qui» esclama Marco davanti a Leo: modo tutto proprio dell’autore per introdurre quello che sarà un suo vero e proprio viaggio, la via prevista in solitaria per il giorno dopo.
Quello che segue è un racconto pensato per chi le montagne si limita a guardarle dal basso, ammirandole e interrogandosi sui motivi che spingono a salirle, spesso rispondendosi con un giudizio negativo.
È una storia destinata ai lettori appassionati che «sentono» come Berti, che sognano tutto quello che a loro è sfuggito o che hanno appena intravisto.
Così, “La montagna non ride e non piange” (ed. Solferino), ci rivela la complessità di emozioni, legami, passioni che appartengono a chi sente il bisogno di praticare l’alpinismo trovandone il senso nella condivisione di avventure e i profondi, variegati e contrastanti sentimenti che ne derivano.
È un racconto sull’amicizia, sulla gioventù e sull’esperienza, in un continuo gioco tra il passato e il presente, nella trama di un’avvincente scalata e nella cornice di una montagna che riesce a essere al contempo un punto ideale cui tendere e una realtà che appartiene alla vita.
L’Autore
Marco Berti (Venezia, 1965) inizia giovanissimo ad affrontare le pareti delle Dolomiti per poi impegnarsi sull’intero arco alpino.
Nella seconda metà degli anni Ottanta concentra i propri interessi sulle montagne della catena himalayana, entrando a far parte di quel mondo e stringendo un profondo legame con le popolazioni locali.
Ha organizzato e partecipato a ventisette spedizioni alpinistiche su cime tra i seimila e gli ottomila metri, anche scientifiche e umanitarie.
Ha intensamente scalato, vagabondato e lavorato in Asia, Medio Oriente e America del Nord, collaborando con «Il Gazzettino», «La Gazzetta dello Sport» e con numerosi periodici. Ha anche co-condotto alcuni format televisivi.
È autore di “Il vento non può essere catturato dagli uomini” (2018), finalista al Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo, “Tom Ballard. Il figlio della montagna” (Solferino 2019), “La conquista dell’Everest” (2021) per la collana «Le Grandi Imprese della Storia» e “Alla Conquista del Primo Ottomila” (2022) per la collana «Storia dell’Alpinismo».
La montagna non ride e non piange
Autore: Marco Berti
- Milano - 2024Pagine: 208
Prezzo di copertina: € 16