In spiaggia, aspettando le onde e il vento se ne dicono di tutti i colori però, quel pomeriggio, un mio caro amico francese una cosa giusta l’aveva detta.
Certi attimi, prima ancora di viverli, te li immagini talmente a lungo che nella tua testa prendono forma sembrando quasi reali e a portata di mano. Ma stavolta era tutto diverso, anche se eravamo in piena estate stavamo già pensando alle montagne invernali. Bisognava trovare il posto adatto, con un bel po’ di neve, in una valle che facesse al nostro scopo e, ovviamente, cielo limpido e luce giusta per realizzare le foto che volevamo.
Il tempo passa in fretta e poi, dopo mesi, quando ormai non ci speravamo quasi più, arriva un giorno e dentro di noi sapevamo che era quello giusto. Armati di tanto entusiasmo, con l’ispirazione ai massimi livelli, decidiamo che l’indomani ci saremmo alzati di buon’ora, per non perdere le ore migliori.
Il bollettino meteo è buono, il rischio valanghe è moderato, segno chiaro che dovremo stare attenti agli accumuli creati dal vento. Ormai tutto è pronto: il casco, la maschera specchiata contro i raggi UV, lo zaino con la pala, la sonda ed il kit di primo soccorso, l’ attrezzatura fotografica, ciaspole e ovviamente… il resto dell’attrezzatura.
Già, perché stavolta non si tratta della classica gita in backcountry con annessa una bella discesa in powder, c’è decisamente molto di più in ballo… vogliamo realizzare un sogno, discendere giù per pendii vergini rivevendo le stesse emozioni del windsurf sulle onde, disegnando curve e linee perfette nella neve.
Mentre mi cimento con cordini e carrucole, non riesco a smettere di pensare a come sarà la prima sensazione, di solito dice tutto, in un attimo capisci se funzionerà o meno. Ok, ci siamo, la vela è montata, verifico che lo snodo allo snowboard sia fissato bene (per evitare una rovinosa caduta dopo pochi metri), gli attacchi sono regolati a dovere e l’Arva, l’apparecchio per travolti da montagna è acceso sulla modalità “send” anche se – a dirla tutta – spero vivamente che nessuno debba venirci a cercare!
Non mi resta che prendere un bel respiro e buttarmi giù per la montagna, con il cuore in gola dall’emozione ed un bel po’ di dislivello da compiere…
Subito la tavola prende velocità e capisco che nelle curve in “frontside”, per scaricare la vela dalla troppa spinta, devo abbassarla parecchio, proprio come si fa quando si scende da un’onda e ci si prepare a risalire verso il picco.
Fantastico, dopo qualche “turn” impacciato incomincio a prenderci gusto, le curve sull’altro lato, quelle in “backside” vanno gestite con cautela per evitare di ruotare troppo e ritrovarsi la vela piena di vento in faccia rischiando qualche “crash” incontrollato ma, tutto sommato, l’idea sembra funzionare per il meglio. Provando ad osare qualche manovra di “freestyle” cado malamente più volte, per fortuna che la neve è soffice ma di certo non è la stessa cosa che finire a gambe all’aria in acqua… spero solo di non spaccarmi le caviglie!
Incredibile, anche il mio amico fotografico è al settimo cielo, sta scattando foto di continuo, ci sono le condizioni perfette ed il cielo è talmente blu da sembrare quasi finto…
Alla fine di questa giornata molto, ma molto diversa dal solito, nel rifugio in fondo alla valle io e Olaf abbiamo un sorriso stampato in faccia che nessuno può capire tranne noi, felici di aver vissuto attimi unici, che rimarranno impressi per sempre nel nostro cuore e nella nostra mente. Almeno fino al prossimo giro…
[nggallery id=34]Testo: Luca Dragoni
Foto: Olaf Crato
Testo: Luca Dragoni
Foto: Olaf Crato
Tags: action, freeski, freestyle, Luca Dragoni, neve, snowboard, vela