Dopo aver terminato la Via di Francesco in Umbria mi trasferisco nelle Marche per camminare su alcune tappe del Cammino dei Cappuccini.
Pochi chilometri ma tantissimi mezzi e cambi: autobus da Assisi a Santa Maria degli Angeli, treno fino a Foligno, cambio per Jesi. Qui prendo un pullman alle 13.20 che riporta a casa nei paesi vicini gli studenti delle superiori. Se i posti a sedere sono 50, i ragazzi sono almeno il doppio!
Arrivo a Cupramontana con una fame da lupi e vengo indirizzato alla Trattoria Anita, cucina tradizionale dal 1950. Situata in un vicolo del centro storico, mantiene arredi e atmosfere di un tempo.
Dal 1928 in questo paese si svolge la sagra dell’uva: siamo nella zona del Verdicchio. Mi lascio alle spalle Cupramontana e mi incammino già sulla tappa, due chilometri fino alla mia meta: l’Abbazia Beato Angelo, 1000 anni di storia e custodita da Antonio, che qui vive.
Passo un pomeriggio di lavoro nella quiete più assoluta: il silenzio è rotto solo dalla call con i colleghi Stefania, Marco, Mirko e Flavia.
Prima tappa
Da Cupramontana a Cingoli, 17 km con tanti saliscendi. Una radura che forse è una delle più belle incontrate in questi mesi, un bellissimo tratto nel bosco della Macchia di Montenero – il sentiero ma pure la strada asfaltata è affascinante! – e un prato verde dove uno stormo di aironi cavalca un gregge di pecore! Una tappa fantastica!
A Cingoli vengo fermato da Isabella, 70 anni, ex insegnante in pensione. A maggio ha percorso da sola tutto il cammino francese di Santiago, zaino in spalla. Ha riconosciuto in me un pellegrino e ha voluto sapere la mia storia.
Ho la fortuna di essere ospitato all’Agriturismo Casale Fabrizi: Marisa e i figli portano avanti le due strutture, ristorazione e soggiorno ma non solo. L’agricosmesi che utilizza il giardino officinale è una magia che genera quaderni, cartoline, segnalibri, acque, olii essenziali, creme, saponi. Le materie prime sono rosmarino, menta, lavanda, ortica, alloro, oliva.
Cingoli, uno dei borghi più belli d’Italia, è chiamato il Balcone delle Marche per la magnifica vista che si gode da qui: di fronte a me il Conero, all’orizzonte la Croazia! Oltre alle bellezze naturali rimango stupito dalla quantità del patrimonio storico: quella che più mi colpisce è sicuramente la Collegiata di Sant’Esuperanzio.
KM: 17 Difficoltà: media Dislivello totale: salita 600 m, discesa 450 m
Seconda tappa
Mi lascio alle spalle Cingoli e la bella conoscenza della famiglia dell’Agriturismo Casale Fabrizi.
La tappa inizia con una discesa spacca ginocchia sui tornanti di una provinciale chiusa per gli smottamenti dell’alluvione.
Nella prima mezz’ora di cammino navigo nel silenzio ovattato di una nebbia dalla quale spunta il campanile del paese come un periscopio di un sommergibile dal mare. Bosco, verde, terra e poi finalmente cielo azzurro e sole. Un sole che da finalmente tridimensionalità al terreno, che il bianco e grigio avevano appiattito.
La mia tappa si conclude nella minuscola frazione di San Lorenzo di Treia.
Qui conosco i ragazzi di OH! Outdoor Hostel San Lorenzo, progetto voluto dalla Cooperativa Marche Active Tourism.
Obiettivo è lo sviluppo del turismo attivo, sostenibile e responsabile dell’ entroterra marchigiano, valori pienamente condivisi dal mio progetto.
Chiara strimpella “la canzone che scrivo per te” dei Marlene Kuntz riportandomi indietro di 25 anni.
Danilo Crognaletti, cuoco, mi delizia con due piatti eccezionali: seppiolina cotta a bassa temperatura con paccasassi, erba del Conero, maionese al nero di seppia e chinoa soffiata. Spaghettone crema di zucca, cardamomo, ortica e semi di zucca. Pane di terra prospera con grani antichi cotto in un forno aperto a tutto il paese.
KM: 14 Difficoltà: media Dislivello totale: salita 700 m, discesa 130 m
Terza tappa
Saluto i ragazzi dell’ Outdoor Hostel nel silenzio domenicale – ma forse durante la settimana sarebbe lo stesso! – di San Lorenzo di Treia e imbocco un sentiero SIC (Sito Interesse Comunitario). La pace è interrotta da una ventina di motociclisti che invadono il sentiero. Mi dicono che mi trovo nel mezzo di una gara di motocross ma ho seri dubbi sulla veridicità della loro affermazione. Regione Marche dovrebbe fare un controllo.
Mi riprendo con un dipinto della natura: la Collina dei ciliegi; sullo sfondo la catena dei Sibillini. Su strade bianche che seguono il dolce andamento del territorio marchigiano i miei piedi arrivano nel centro storico di San Severino. L’orologio della torre batte le 12. Ho viaggiato a quasi 5 km orari, una velocità che rimane turismo lento!
Il Convento dei Cappuccini di San Severino Marche ha alle spalle una lunghissima storia francescana, mi spiega Fra Pietro, saio marrone, sandali e mente di ampissime vedute. Con pazienza colma la mia ignoranza in materia di ordini. Il convento ha mille anni di storia, storia che trasuda dalle antiche pietre e dal volto vivo del magnifico crocifisso ligneo che domina la chiesa: due occhi aperti e grati, prima che il medioevo imponesse un Cristo sofferente. Da questo luogo si gode di una magnifica vista sulla parte alta di San Severino. Chi sapeva che gli abitanti di questo borgo si chiamano settempedani? E sapete perché?
A San Severino trovo Roberta di Movimondo Viaggi ad accogliermi. GH#6 è una Guesthouse nel centro storico dalla cui terrazza si gode di una splendida vista sulla parte alta della città. Recentemente ristrutturata, è l’ideale per lavorare in tutta tranquillità.
KM: 14 Difficoltà: media Dislivello totale: salita 200 m, discesa 1000 m