Arrivano dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dalla Russia, dagli Stati Uniti e dal Giappone e hanno compiuto audaci imprese sulle montagne più alte del mondo i nominati alla 21/a edizione dei Piolets d’Or, il più prestigioso premio di alpinismo a livello internazionale.
Venerdi 5 aprile, con una decisione storica, la giuria ha assegnato l’ambito premio a tutte le sei spedizioni in ‘nominations’, di cui cinque caratterizzate da impegnative traversate in alta quota e due da discese lungo pareti inviolate!
Dal testo ufficiale delle nominations:
‘Tutte queste coraggiose e audaci ascese – sottolinea la giuria, presieduta dal britannico Stephen Venables – sono state compiute in stile alpino: un buon mix di esplorazione di nuove vie e di agognate linee tentate anche più volte e mai realizzate prima”. In lizza per il Piolet d’Or 2013 – migliore ascensione dell’anno ci sono i francesi Sébastien Bohin, Didier Jourdain, Sébastien Moatti e Sébastien Ratel (ascensione al Kamet, 7.756 metri in India); i britannici Mick Fowler e Paul Ramsden (Shiva, 6.142 metri in India); i russi Dmitry Golovchenko, Alexander Lange e Sergey Nilov (Muztagh Tower, 7.284 metri, in Pakistan); gli statunitensi Kyle Dempster, Hayden Kennedy, e Josh Wharton (Baintha Brakk-Ogre, 7.285 metri, in Pakistan); i britannici Sany Allan e Rick Allen (Nanga Parbat, 8.125 metri, in Pakistan); e i giapponesi Tatsuya Aoki, Yasuhiro Hanatani e Hiroyoshi Manome (Kyashar, 6.770 metri, in Nepal). Il Piolet d’Or alla carriera invece andrà all’austriaco Kurt Diemberger, che succede nell’albo d’oro a Walter Bonatti, Reinhold Messner, Doug Scott e Robert Parago”
“Il 2012 è stato un anno eccezionale per il numero di salite innovative che per il loro stile incarnano i valori dei Piolets d’Or – legge la motivazione della Giuria – Per arrivare a selezionare le sei ascensioni nominate, tutte di altissimo livello, la giuria ha dovuto fare un grande lavoro. Che si tratti di una nuova via su un ‘6.000’, di una lunga cresta su un ‘8.000’, della conquista di una famosa e mitica montagna o di una scoperta remota, tutte e sei le ascensioni nominate hanno un fattore in comune: sono andate oltre la cima, si sono impegnate in una discesa diversa ed ogni salita a suo modo ha dovuto affrontare delle difficoltà molto elevate”
In una serata ricca di emozioni, condotta egregiamente da Kay Rush, e in una sala gremita di pubblico – è stato assegnato anche un altro importante riconoscimento a Kurt Diemberger, salutato dai presenti con una standing ovation.
Nell’immagine l’intramontabile Kurt a cui è stato consegnato il Piolet d’Or alla carriera – Premio Walter Bonatti: “E’ il testimone di un alpinismo puro, che trae la sua forza dall’amore per la montagna, l’esplorazione e la natura. Grande alpinista, scrittore e cineasta ha saputo coniugare questa sua irrinunciabile passione con un’innata e poetica capacità di comunicare lo spirito delle montagne e degli uomini che la amano. Le sue grandi imprese, come le prime salite di due ‘8.000’, il Broad Peak e il Dhaulagiri, le sue innumerevoli salite sulle Alpi e sulle montagne di tutto il mondo, il suo battersi per la salvaguardia dell’ambiente, sono l’esempio di un percorso che non si è mai arrestato. Segno di una ricerca continua e di una saggezza che, attraverso le vette più alte, l’ha accompagnato nel suo cammino di uomo”. Succede nell’albo d’oro allo stesso Bonatti, e a Reinhold Messner, Doug Scott e Robert Paragot.
Menzione speciale, inoltre, a due ascensioni compiute sulla parete sud-est del Cerro Torre, in Patagonia: quella del team composto dallo statunitense Hayden Kennedy e dal canadese Jason Kruk, che ha risalito la parete e tolto un gran numero delle protezioni piazzate da Cesare Maestri nel 1970 (la famosa “Via del compressore”) e quella degli austriaci David Lama e Peter Ortner, che ha compiuto pochi giorni dopo la prima ascensione in libera dell’itinerario. Motivazione: “La via artificiale alterò la conformazione di questa montagna così spettacolare e selvaggia. Nel gennaio 2012 Kennedy e Kruk hanno compiuto un primo passo per restituire alla montagna la sua fisionomia originale. Qualche giorno più tardi Lama e Ortner hanno effettuato la prima salita in libera compiendo un’impresa ancor più notevole”.
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