L’avevamo presentata con un’intervista ad Antonella Giacomini, questa spedizione femminile in Patagonia, ed ora eccoci come promesso ad aggiornarvi sulle ultime notizie dallo Hielo Patagonico Sur, il ghiacciaio che queste tre intrepide donne stanno tentando di attraversare in completa autonomia. L’avventura in questione – in quanto impresa interamente femminile – ci è servita anche da spunto per lanciare il sondaggio sulla parità fra i sessi in alpinismo e avventura, di cui stiamo prolungando la pubblicazione rispetto al previsto vista la partecipazione non particolarmente numerosa: vi invitiamo a votare ancora per qualche giorno!
Ma veniamo alla spedizione, della quale possiamo darvi le ultime notizie attraverso il contatto con Manrico Dell’Agnola, marito di Antonella, che tramite telefono satellitare ci aggiorna su quanto accade quasi giorno per giorno. Per la verità questo non è stato possibile proprio nei primi giorni di questa avventura, che è cominciata lo scorso 10 ottobre con l’avvicinamento al ghiacciaio via mare attraverso una regione particolarmente selvaggia: Manrico ha accompagnato infatti la spedizione fino allo sperduto Fundo dei Landeros, una piccola casa sulle rive del fiordo Calèn dove si arenano stanchi gli iceberg partoriti dal fronte del ghiacciaio; tornato poi Manrico in Italia, il collegamento satellitare non ha funzionato per circa una settimana.
Secondo il raconto di Manrico, l’accesso dal fiordo ha presentato non poche problematiche: le condizioni meteorologiche sono costantemente proibitive per la forte vicinanza dell’Oceano Pacifico ed il ghiacciaio si ritira vorticosamente allontanando sempre di più il punto dove è possibile iniziare la marcia con sci e slitte. Il percorso attraverso la laguna interna del fiordo è stato una vera avventura: la minuscola e stipata imbarcazione sulla quale viaggiavano le tre donne è stata spinta a braccia contro una fortissima corrente lungo il rio che la collega al mare.
Finalmente il telefono satellitare ha poi ripreso a funzionare: mercoledì 1 novembre Antonella Giacomini, Nadia Tiraboschi ed Eloise Barbieri erano ferme da tre giorni per le avverse condizioni meteo: brutto tempo e vento. Durante la notte erano state costrette a continue uscite per liberare i teli della tenda dal peso di una neve pesante ed umida. Sono comunque riuscite a portare tutti i loro 100 chili di materiale a testa fino all’ultimo campo nell’avvicinamento verso il ghiacciaio, percorrendo 4 volte ogni tratto, senza poter ancora utilizzare le slitte in quanto si tratta di una zona caratterizzata da forti dislivelli e crepacci. In queste condizioni uno zaino di 25 chili è già molto pesante. Tutte le spedizioni precedenti ricordano i patimenti per portare il materiale in alto, molte di queste hanno desistito proprio qui, mentre altre hanno dovuto lottare per oltre 20 giorni e sono state costrette a ripiegare più avanti. Come già si sapeva, è proprio questo il pezzo più problematico: il clima di questo tratto è uno dei peggiori al mondo. Il continuo afflusso di aria umida che proviene dal Pacifico si incontra con l’aria fredda prodotta dal grande ghiacciaio e si condensa trasformandosi in pioggia o neve. Un conto è combattere fisicamente ed attivamente avendo perlomeno la soddisfazione di fronteggiare il problema, di vedere in faccia il “nemico”, un altro è aspettare impotenti in una piccola tendina martoriata dalla neve e dal vento, combattendo solo con il proprio cervello.
Al momento in cui scriviamo le ultime notizie – del 9 novembre – davano Antonella, Nadia ed Eloise finalmente alla fine del faticoso trasporto a spalle di tutto il materiale. Adesso possono riporre i 100 kg a testa di attrezzi, viveri ed oggetti personali nelle slitte e muoversi con gli sci. Anche se, grazie alla precedente esperienza di Antonella in Patagonia, le tre esploratrici avevano posizionato il primo campo il più in alto possibile e vicino al ghiacciaio per evitare l’aria umida, le precipitazioni proveniente dai fiordi cileni non anno dato tregua fino a due giorni fa.
Ora si apre di fronte a loro uno sterminato plateau, una lunga valle che aggira un sistema di panettoni sulla destra. Il tempo è bellissimo: il cielo è così limpido che ieri, all’orizzonte, hanno potuto ammirare le sagome del Fitz Roy e del Cerro Torre.
Antonella e Nadia sono già state in Patagonia: l’una ha partecipato ad una spedizione nel 1995 con un tentativo fallito, come spesso accade in Patagonia, al pilastro Casarotto del Fizt Roy, l’altra è stata protagonista lungo la Franco-Argentina del Fitz Roy, del Willans alla Poincenot, e del Maestri al Cerro Torre. Anche Eloise, tra il 2001 ed il 2002, ha fatto due soggiorni di 6 mesi in Sud America dove tra Ecuador, Peru e Bolivia ha scalato alcune tra le cime più importanti della regione, ma il viaggio che le attende è ancora lungo. Ieri, dopo aver lasciato alle spalle il Sierro Escondido hanno montato le tende al campo 5. Le previsioni danno alta pressione ancora per qualche giorno…
Rimanete collegati con Mountain Blog per continuare a seguire la spedizione! Nel frattempo, ogni commento a questa impresa – compresi gli aspetti collegati alla "femminilità" della spedizione di cui abbiamo accennato nell’intervista ad Antonella Giacomini – sono benvenuti: nei limiti del possibile potremo anche provare a farli pervenire alle protagoniste in Patagonia….