La 61a edizione del Trento Film Festival cade in un 2013 ricco di ricorrenze importanti per la storia dell’alpinismo ed è su queste ricorrenze che saranno giocate anche le serate evento dedicate al grande alpinismo.
I 60 anni dalla prima conquista dell’Everest, 50 dalla prima grande impresa degli alpinisti americani e 40 dalla prima salita tutta italiana, i 150 anni dalla fondazione del Club Alpino Italiano. E poi un ospite d’eccezione, per la prima volta al Trento Film Festival, l’alpinista britannico Mick Fowler, mentre Maurizio Nichetti ripercorrerà le tappe significative di 150 anni di storia del CAI.
E ancora l’omaggio alle Dolomiti e ai grandi alpinisti che oggi come ieri sono stati stregati dalle grandi pareti che si accendono al tramonto di rosso fuoco, il secondo forum degli alpinisti a Castel Firmiano, per discutere con Reinhold Messner sul futuro dell’alpinismo professionistico e su alcuni aspetti sociali ad esso legati.
Il mito dell’Everest al Trento Film Festival
1953, 1963, 1973: tre date con un comune denominatore, l’Everest, il terzo polo del pianeta, l’ultimo in ordine di tempo ad essere raggiunto dall’uomo, sessanta anni fa da Tenzing e Hillary.
E’ a partire da queste ricorrenze che Reinhold Messner, primo uomo ad aver salito il tetto del mondo senza uso di ossigeno (1978) e il primo ad averlo salito in solitaria (1980) costruirà la serata alpinistica più attesa al 61° Trento Film Festival dal titolo emblematico “L’Everest era una volta in America” in programma venerdì 3 maggio all’Auditorium S. Chiara di Trento.
Una citazione “quasi cinematografica” per rendere omaggio per la prima volta al Trento Film Festival all’alpinismo americano che, proprio cinquant’anni fa, stupiva il mondo con una impresa senza precedenti, la prima attraversata del tetto del mondo da parte di un agguerrito team di alpinisti saliti dalla inviolata cresta ovest e successivamente scesi dalla via del Colle Sud, percorsa dieci anni prima da Hillary e Tenzing.
Preceduta nei primi anni ’50 dai tentativi di Charles Houston al K2, fu questa la prima importante affermazione dell’alpinismo a stelle e strisce sugli ottomila, dopo i successi di francesi, britannici, italiani, tedeschi, svizzeri, austriaci e giapponesi.
In un paese già proiettato nella conquista dello spazio e della luna il successo del team americano riportò l’attenzione sul fattore umano e gli alpinisti furono accolti trionfalmente al loro rientro in patria e ricevuti con tutti gli onori alla Casa Bianca dal presidente John Fitzgerald Kennedy.
In questa serata, partendo da questa impresa che fece sensazione e che rivivrà nei ricordi dello stesso capo spedizione, l’alpinista e cineasta Norman G. Dhyrenfurth, Reinhold Messner ripercorrerà alcune delle più importanti tappe dell’alpinismo americano, da allora più che mai legato alle imprese sull’Everest.
Tra i protagonisti della serata ci sarà l’alpinista Ed Webster, autore nel 1988 insieme a Robert Anderson anche lui americano, all’inglese Stephen Venables e al canadese Paul Teare della prima salita della Parete Kangshung dell’Everest incombente sul versante tibetano, all’epoca l’ultimo grande problema alpinistico rimasto insoluto sul tetto del mondo.
E ancora Conrad Anker l’uomo che ha legato il suo nome all’eccezionale ritrovamento nel 1999 del corpo dell’alpinista George Mallory sulla parete nord dell’Everest a 8200 metri di quota. Ritrovamento che non ha potuto sciogliere il più grande mistero che aleggia sulla storia dell’alpinismo: se cioè Mallory con Irvine raggiunsero la vetta dell’Everest ancora nel 1924.
Ma anche l’alpinismo italiano si ritaglierà una presenza nella serata dell’Everest per ricordare quarant’anni dopo la prima salita italiana al Tetto del Mondo, con la spedizione capeggiata dall’esploratore Guido Monzino, alla quale prese parte l’alpinista Mario Curnis con il quale Messner ripercorrerà la, per alcuni aspetti, la controversa spedizione italiana del 1973.
Mick Fowler, “scalatore tra gli scalatori” racconta la sua impresa sullo Shiva
Per la prima volta al Trento Film Festival l’alpinista inglese Mick Fowler racconterà al pubblico di Trento “la normalità delle imprese straordinarie” di cui si è reso protagonista, pur non praticando l’alpinismo da professionista. Fowler infatti non ha infatti mai rinunciato alla propria quotidianità e alla propria “normalità” – lavoro, famiglia, figli – riservando all’alpinismo esclusivamente il suo tempo libero: le sue vacanze e le festività, occasioni in cui si libera di giacca e cravatta per aggrapparsi a qualche parete impossibile per realizzare imprese straordinarie. Nella serata finale del 61° Trento Film Festival all’Auditorium S. Chiara sabato 4 maggio, al termine della cerimonia di consegna delle “Genziane”, Mick Fowler proporrà “The Prow of Shiva”, il racconto della sua impresa più recente, la prima ascensione della cresta nord dello Shiva. 6.142 m, nell’Himalaya indiano, impresa compiuta con Paul Ramsden nel 2012. Per Fowler la salita più bella in 30 anni di alpinismo himalayano e che gli è valsa la “nomination” ai Piolets d’Or 2013, gli “Oscar” dell’alpinismo internazionale, che saranno assegnati il prossimo 5 aprile a Courmayeur.
A 57 anni l’inglese Mick Fowler, attuale presidente del prestigioso Alpine Club di Londra, è uno dei più forti alpinisti in attività. The Observer l’ha nominato “scalatore tra gli scalatori”. Non ha mai scalato un 8000 per non assentarsi troppo a lungo dal lavoro, ma non ha mai rinunciato a spingersi in aree poco esplorate del mondo: Taulliraju (Perù), Changabang (India), Tawoche (Nepal), Spantik (Pakistan), Ushba (Russia), Kennedy (Yukon), Siguniang (Sichuan) e Kajaqiao (Tibet). L’ascensione della parete nord dello Siguniang in Cina con Paul Ramsden del 2002 gli è valsa il Golden Piton e il Piolet d’Or. Nell’ottobre 2012 la coppia Fowler – Ramsden, una delle più longeve e famose cordate del Regno Unito hanno aperto una difficile via sulla cresta nord ovest del Mt. Shiva, 6142 m nell’Himalaya Indiano.
Con Maurizio Nichetti attraverso i 150 anni del Club Alpino Italiano
Nel 2013 il Club Alpino Italiano, socio fondatore del Trento Film Festival, celebra 150 di storia e si affida alla verve di Maurizio Nichetti, direttore della rassegna trentina dal 2004 al 2009, per raccontarne i momenti salienti in una serata all’Auditorium S. Chiara giovedì 2 maggio.
Con letture, musiche e filmati Nichetti ripercorrerà questa lunga storia, che si intreccia a doppio filo con la storia del nostro paese. Una storia che attraversa tre secoli e che ha visto il Club Alpino Italiano nascere in un contesto totalmente diverso da quello attuale (la spedizione dei “Mille” si era svolta solo tre anni prima). La serata ripercorrerà le origini del CAI, i primi passi di una neonata associazione in un Paese neonato, le trasformazioni culturali e sociali all’interno del CAI stesso, come il passaggio ad un alpinismo “per tutti”, il dramma di due guerre mondiali, le trasformazioni dell’alpinismo stesso con l’epopea degli ottomila, i suoi eroi, scoperti anche dai media.
E poi le nuove sfide degli anni ’70, per un alpinismo nuovo, l’emergere di una coscienza ambientalista, fino alle sfide lanciate dal mercato globale e della rete, che il CAI ha raccolto pensando agli uomini di domani. Perché il CAI è un sodalizio che deve necessariamente vivere il presente e proiettarsi verso il futuro con la sua anima più moderna ma senza perdere l’obiettivo principale della divulgazione e della conoscenza della montagna in tutti gli strati della popolazione e soprattutto ai più giovani, quelli che raccoglieranno il testimone del CAI negli anni a venire.
“Dolomitiche”: omaggio alle montagne e agli alpinisti “di casa”
Questa serata, ideata e condotta da Alessandro Beber – guida alpina di Trento e ideatore del tour itinerante “Dolomitiche”, insieme al giornalista e scrittore Marco Albino Ferrari – direttore di Meridiani Montagne, vuole essere un omaggio alle montagne “di casa” e agli alpinisti locali che le hanno valorizzate con le proprie salite e con le proprie imprese.
Sul palco dell’Auditorium Santa Chiara domenica 28 aprile saliranno molti dei principali protagonisti dell’alpinismo dolomitico dagli anni ’50 in poi, nell’intento di offrire al pubblico una panoramica inter-generazionale e rappresentativa dei diversi stili ed approcci che si sono succeduti sulle pareti delle Dolomiti.
In totale saranno circa 30 gli alpinisti coinvolti e ognuno avrà un proprio spazio. Tutti insieme sul palco i protagonisti della serata daranno vita ad una sorta di salotto conviviale dove si intrecceranno opinioni, impressioni, ricordi personali e aneddoti.
A Bolzano il secondo forum Quo CLIMBis?
Anche in occasione del 61° Trento Film Festival, Bolzano ospiterà l’appuntamento Quo CLIMBis?, l’incontro tra alpinisti di tutto il mondo promosso da Trento Film Festival con Reinhold Messner, International Mountain Summit di Bressanone e Messner Mountain Museum.
Dopo la prima edizione che ha affrontato il tema del futuro dell’alpinismo, domenica 5 maggio al Museo Messner di Castel Firmiano Reinhold Messner riunirà alpinisti, giornalisti e rappresentanti dei Club Alpini per confrontarsi su una tema sociale e precisamente quali possono essere i possibili scenari e gli sbocchi professionali per quanti hanno fatto dell’alpinismo di punta una professione, totalizzante e coinvolgente, una volta che dovranno necessariamente lasciare questa attività.
Info: www.trentofestival.il
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