Ultimo giorno in Islanda per i miei amici. Domani loro partiranno e io rimarrò qui con le altre guide per immagazzinare tutta l’attrezzatura. Sistemeremo prima i bidoni con gli accessori per i defender 4×4 che servono per la successiva spedizione, poi faremo la chiusura stagionale.
A me spetta l’officina; quel lato è sempre stato mio, a partire da quand’ero solo un “bocia” e mio nonno mi lasciava trafficare con morse, seghe, lime e saldatori. So già che Giovanni, il capo, mi darà in mano qualche cosa e mi dirà “aggiustalo” e pezzo dopo pezzo ogni cosa sarà pronta per la prossima avventura.
A casa di norma è così; davanti al camino sistemo scarpe, tende, sacchi a pelo, ramponi, sacche, chiodi e poi, parto…
L’orologio dei passi non ha ancora terminato di scandire i secondi con le sue lancette dalle stringhe tese.
Il promontorio di Vik grida roccia contro il grande oceano e i fronti da nord noncuranti si protendono.
Penso; scorro una volta ancora la mia vita. Tornerò in Italia per ripartire; non mi aspetta la mia esistenza tra le montagne di casa, ma solo quella parentesi fittizia che ho vissuto per qualche anno, attendendo il mio ritorno. Volo per ricongiungermi al vero me stesso, e poi ripartire, completo.
L’arco Dyrholaey sorride e io cammino. Il futuro è davanti a me, incarnato, e io non lo so ancora. Mi sento solo bene, perché capisco che la biglia ha preso a scendere e nulla può fermarla.
Stralci di ricordi si avvicendano tra cose lette e vissute; la Normandia, i rossi campi di sportflex, l’orrore nei cieli e la gioia in terra. Discorsi di fronte al fuoco nelle baite, tra nevi e gradi, dove gli unici a salire son quelli alcolici.
…e ancora l’arco e i progetti e il futuro.
Parlo con Andrea, io vedo verde, lui vede rosso, noi vicini, gli amici lontani, eppur tutti qui. E il mio posto questo, ma solo ora, solo per poco, mentre il puzzle si compone, mentre l’alfiere si muove sulla schacchiera, e io sono giocatore e pedone al contempo.
Penso alla Linea d’Ombra, non Conrad, ma Cherubini: “…e ho paura di mangiare e ho paura d’essere mangiato”.
Spostiamo i 4×4 e scendiamo alla spiaggia. Prima cucino, poi il mare chiama e noi rispondiamo.
…ero partito per vari motivi, uno era poter nuotare con le foche. Non ne ho trovate nel momento adatto, ma ho potuto correre con le volpi artiche. Esiste sempre un istante di lucidità da comprendere; il mare chiama e noi rispondiamo.
Continuo… proseguo da dove lasciato anni fa… dopo un poco resto solo. Il mare chiama e io rispondo.
E lei giunge. Parliamo. Discorriamo a lungo, per quasi un’ora. Non a parole, quello è il sistema di suoni articolati umani. E nemmeno con il solo paraverbale; usiamo il corpo, la situazione, il dominio, l’amore. Usiamo tutto ciò che ci rende vivi, persino il respiro.
Andrea mi riprende, ma non lo avverto più, c’è solo il mare e c’è lei. Vorrei spogliarmi e giocarvi, ma non mi dà il permesso. Resterà lì se io rispetterò la distanza di dieci metri. Così faccio. E continua a parlare con me.
Non mi rendo conto ma si materializza il mio tempo, si fa carne, si fa esistenza.
La storia continua… e i nodi al pettine giungono anche per i puffin.
Anche loro mi lasciano avvicinare, ma non parlano con me. Sono semplicemente noncuranti.
Mi arrampico sulle prime rocce, poi salgo ancora.
…è evidente il perché dovessi incontrarli; ha a che fare con l’armonia, la vita, la danza.
…è evidente perché non avvenne prima e soltanto ora; questo è il giusto momento.
Il mare mi saluta, il vento sorride e io torno in fretta, dagli amici e alla vita.
Andrea mi segue, vive, condivide, non parliamo, non ce n’è bisogno. Nemmeno noi due usiamo le parole.
Ed è ancora strada ed è ancora Linea d’Ombra
Camminiamo sino alla seraccata del MyrdasjokullGlacier
I nuovi occhi di Proust accompagnano ogni nuvoletta di vapore.
L’iceland è in noi.
Ogni elemento si connette con gli altri.
…il solo non comprendere questa musica, mi pare cecità, mi pare assenza di suono. La musica stessa si trasfigura rappresentata in tutto ciò che è intorno a noi o dentro di noi.
Noi siamo nelle nostre mani, siamo la nostra vita, siamo prima e dopo di noi.
Noi esistiamo.