Due giorni fa un ragazzo arriva con un telefonino in mano… non dice alcunché, mi guarda dritto negli occhi e mi passa “l’aggeggio”…
Una foto, solo una splendida foto della nube bianca di una slavina che cancella ogni albero nel raggio di cento metri.
“Se non era per la tua conferenza, ci rimanevo”.
Sorrido e chiedo spiegazioni. Il giovane mi guarda e mi ripete a chiare lettere, specificando: “se non era per la tua conferenza, ci rimanevo sotto”. Poi, quando si rende conto che siamo in un luogo pubblico e tante persone stanno ascoltando la conversazione ammutolite, si affretta a dire “…cioé… insomma… ecco… anche di mio ne sapevo qualche cosa… ma… se non era per la tua conferenza ci rimanevo sotto”.
E tre. Bastava una.
Gli rispondo che ne sono più che felice, così tutto quadra.
Non so se davvero siano le mie informazioni e la ridondanza di discorsi sulla percezione del pericolo e l’analisi effettiva del rischio che l’abbiano salvato… ma… se fosse? Quante volte mi sono morso la lingua pensando di apparire come un giovane vecchio rimpiscatole… eppure tutto quadra. Tutto quadra.
Queste informazioni le ha avute lui e si è salvato… la storia prosegue e magari lui farà qualche cosa per qualcuno che farà altrettanto per qualcun’altro che magari salverà la vita a mio figlio o lo farà semplicemente sorridere, fra tanto tempo, quand’egli arriverà.
Cosa si può fare con il nostro tempo? Molto… per quanto abbiano provato a disilludermi… ci credo ancora. Io ci credo e non mollerò.
Christian Roccati
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