Credo chiunque abbia conosciuto Marco Anghileri, non possa che essere rimasto rapito dal suo travolgente entusiasmo e dalla vitalità che sprizzava da tutti i pori.
Mi sembra di vederlo ancora correre duecento metri avanti a tutti, nella luce del mattino, mentre dai Piani dei Resinelli ci guidava verso il Sasso Cavallo, la parete che non potevamo perdere durante il nostro breve soggiorno nel lecchese.
Nell’ottobre 2007 con Alessandro Baù eravamo stati invitati da Marco a presentare le nostre scalate estive in Civetta nel suo ristorante, inaugurando la serie dei geniali incontri Gastro-alpinistici da lui ideati… nei tre giorni a disposizione voleva farci vedere tutto: le vie lunghe in Medale, il Nibbio, le falesie sotto il Resegone, le guglie delle Grigne e il Sasso Cavallo… gli brillavano gli occhi mentre ci raccontava storie e vicende delle “sue” montagne, e risultava evidente quanto ne fosse profondamente innamorato.
E’ ancora buio mentre faccio il caffè, e penso a lui: voglio andare ad esplorare una parete che vedo da tutta la vita, a mezz’ora di macchina da casa, insomma niente di che… ma lui capirebbe perfettamente. Anche la collina dietro casa tua può diventare intrigante come la Sud del Torre, dipende tutto da come la guardi.
Ho solo mezza giornata, quindi potrei anche rimandare, ma mi ricordo di quando Marco ci raccontava dei suoi allenamenti per la spedizione al K2… partenza da Lecco ben prima dell’alba, arrivo a Cervinia verso le 6 del mattino, 5000m (sì, 5000 !!) di dislivello con le pelli su e giù per le piste e poi via di corsa a casa in tempo per prendere i bambini all’asilo nel primo pomeriggio.
Un esempio lampante sul significato della parola “motivazione” e una grande lezione di vita: troppo prezioso il poco tempo a disposizione per sprecarne anche solo un attimo.
L’impressione che mi ero fatto di lui era di uno che viveva “a testa bassa”, sempre pieno di idee e progetti, per sfruttare a pieno ogni momento.
Arranco faticosamente su per il canalone a fianco di Matteo: anche lui l’ha conosciuto. Assieme hanno condiviso l’esperienza dei corsi per diventare Guida Alpina, prima che l’incidente al gomito non lo costringesse ad abbandonarli.
Non è facile salutare un amico, uno di quelli che percepiscicome “dei tuoi”, perché quando parli sanno perfettamente cosa intendi, e perché fai certe cose, e perché sono così importanti nella tua vita… In più gli alpinisti non sono certo dei campioni nell’esternare i propri sentimenti… Allora non saprei fare di meglio che dedicarti una salita, o una bella discesa come questa, in un posto selvaggio anche se a due passi da casa, con un ambiente solenne e imponente che di certo apprezzeresti.
Ciao Marco, ci si vede!