Il nostro Andrea Monticelli ha trascorso un’intera giornata sul Monte Brento con Maurizio (già incontrato qui) e Cristian, base jumper esperti e conosciuti da tutti gli appassionati. Un’esperienza ricca di emozioni da leggere e… guardare.
Sabato ore 3:30, super levataccia dopo essere rientrato a casa alle 2. Un caffè super potente, un lavaggio super veloce e verso le 4:15 parto in direzione Pietramurata, anzi più precisamente località Gaggiolo, a circa 30 minuti da Trento.
Lì ad aspettarmi c’è il mio amico Davide, con cui il giorno prima avevo preso accordi di vederci a casa sua e subito dopo, insieme a ‘quei pazzi’ base jumpers, Maurizio e Cristian, di trovarci tutti al bar Parete Zebrata (bar che prende il nome dalla parete conosciuta anche con il nome di “Placche Zebrate”, palestra naturale del Monte Brento, nonché luogo famosissimo e frequentato da climber e BASE jumpers di tutto il mondo). Era la mia occasione di provare una nuova esperienza, se non direttamente saltare giù con la tuta alare,volevo almeno provare l’emozione di essere lì con loro, salire un pezzo di montagna, seguire la loro preparazione. Per me questa è già una grande emozione.
Dopo le dovute presentazioni, (era la prima volta che vedevo Maurizio e Cristian), saliamo tutti in macchina di Davide e da lì proseguiamo in direzione Dro-Riva del Garda. Dopo una ventina di minuti di curve e tornanti, verso le 5:15, alle prime luci dell’alba, arriviamo alla base del Monte Brento, ma già a più o meno 1000 metri di altitudine, parcheggiamo la macchina e iniziamo ad addentrarci nel bosco, dove di lì a poco avremmo percorso il sentiero e quindi ‘l’ avvicinamento’ verso il ‘Becco dell’ Aquila‘ (piccolo segmento di roccia posto sul Monte Brento, chiamato cosi per la sua somiglianza appunto ad un becco aquilino,è una palestra perfetta per praticare il BASE Jump, essendo una parete dritta, senza protuberanze).
Il sentiero non presenta grosse difficoltà, è una passeggiata appunto non difficilissima, con una paio di salitine più impegnative. Vai a spiegarlo a ‘quei pazzi’,che portano con se tutta la loro attrezzatura in uno zaino non proprio leggerissimo (anche se va detto che chi vuole, può prendere un ‘taxi’, che salendo da una strada forestale ti accorcia non di poco il cammino ). Io, dal canto mio, avevo con me uno zaino con un po’ di materiale video, una reflex ed un piccolo cavalletto. Il mio scopo, anche se ancora non l’ho detto, era portarmi dietro qualcosa da questa esperienza. E cosa c’è di meglio di immagini e video per avere un ricordo il più indelebile possibile? Mi rispondo da solo..proprio niente.
Tornando alla nostra camminata, il sentiero varia da alcune zone sottobosco, dove si possono ammirare degli splendidi alberi ad altre più aperte, ed infine una zone più rocciosa, con alcune cavità a forma di piccole grotte, che si aprono su di essa, prima di arrivare nel tratto finale costeggiato da varie falesie. Arrivati nel tratto più aperto, rimango stupito nel vedere che ci sono tantissimi jumpers che continuano a sbucare dal bosco, posando la loro attrezzatura sul terreno e quindi iniziare la lunga e delicata fare di preparazione al salto.
Quello che mi colpisce a prima vista è che ci sono ragazzi da tutte le parti del mondo, Spagna, Russia, Stati Uniti, naturalmente Italia e chi più ne ha più ne metta. E’ un vero e proprio rito quello a cui assisto, una vera e propria vestizione. Riporre lo zaino, aprirlo, prendere la tuta, indossarla, tutto osservato nei minimi dettagli e con la dovuta cautela e lentezza.
Io intanto sono li che seguo questa preparazione e filmo tutto quello che mi trovo davanti, prima di arrivare al vero e proprio ‘becco dell’ aquila’, una roccia piatta ma leggermente pendente, ormai liscia per il continuo passare di gente e quindi piena di corde di sicurezza a cui aggrapparsi, piccola base da cui si effettua il salto vero e proprio. Da un lato ci sono io e Davide che muovendoci a destra e sinistra cerchiamo di catturare con le nostre reflex alcuni dei momenti più belli e intensi, dall’ altra ci sono Maurizio e Cristian che sono li a supervisionare e a dare consigli e suggerimenti ai ragazzi pronti a saltare.
Quello che vedo dopo è qualcosa di stupendo e intenso. Mano a mano che i ragazzi sono pronti, uno alla volta, ma a volta anche due in successione, arrivano sul ‘becco’, preparazione, concentrazione e poi giù in velocità, in un secondo spariscono dalla mia vista e sono già in volo con la loro tuta alare, prima di aprire il paracadute.
Lo spettacolo lassù è indescrivibile, un paesaggio mozzafiato, in lontananza varie cime e in basso un bello scorcio del lago di Cavedine. C’è ancora tempo anche per Maurizio e Cristian di lanciarsi insieme, in Tandem (un vero lancio in paracadute, possibile ora anche senza aver nessuna conoscenza di paracadutismo, perché l’istruttore è proprio lì incollato alle tue spalle).
Dopo più di 4 ore decidiamo che abbiamo materiale fotografico e video a sufficienza ed io e Davide riprendiamo i nostri zaini e ci apprestiamo a scendere e tornare già, questa volta senza troppi sforzi, al parcheggio dove ci attende la nostra auto. Nella discesa incontriamo sul sentiero ancora un via vai di gente che sale ed effettuerà a sua volta il ‘salto’.
Una bellissima esperienza, non ho altre parole per descrivere questa giornata. Grazie a Maurizio, Cristian, Davide che mi hanno permesso di ‘volare con la mente’ di stare lì con loro e di condividere anche un po’ con me questa loro grande passione.
Andrea Monticelli – MountainBlog.it
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