Intervista di Alessandro Gruzza e Mirko Sotgiu
Riprese e montaggio: Mirko Sotgiu
Mara Nemela, nuova direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, guida l’organo preposto alla tutela del territorio dolomitico, Patrimonio mondiale dell’Umanità. Un Bene complesso sia dal punto di vista geografico che amministrativo, composto da nove Sistemi ed esteso su 142mila ettari in 5 Province e 3 Regioni.
L’impegno della Fondazione nell’ambito della protezione del Patrimonio Dolomiti Unesco, necessita di “un cammino lento e difficile, un cammino che bisogna fare a piccoli passi portandosi dietro tutti, come quando si va in gita”, spiega Nemela alla nostra redazione, durante l’intervista realizzata in occasione del 70° Trento Film Festival.
Le esigenze a volte confliggono, ma secondo Nemela, una delle parole chiave è ‘valore’. “Valore del patrimonio, valori del riconoscimento Unesco – ribadisce – Credo che la conoscenza e l’approfondimento di questi valori debba essere il filo conduttore di un lavoro che le comunità devono fare insieme”.
“Solo se riconosciamo il territorio, l’ambiente, il paesaggio come un valore condiviso, di tutti, si può trovare una sintesi, diversamente, se non c’è questo percorso di riconoscimento è difficile ricomporre il conflitto fra chi vorrebbe una montagna piu antropizzata, più luna park, e chi invece tende ad una conservazione, ad una integrità, a lasciare tutto com’è – sostiene la direttrice delle Fondazione – Non possiamo pensare che tutto rimanga immutato ma le trasformazioni devono essere compatibili con il futuro di questo territorio, non vadano ad esaurire le risorse, non compromettano questi valori universali riconosciuti dell’Unesco”
Sono tanti i progetti che la Fondazione Dolomiti Unesco ha in serbo, dal campo dell’educazione alla sensibilizzazione, dalla comunicazione alla partecipazione.
Al 70° Trento Film Festival, la Fondazione Dolomiti UNESCO e i gestori di rifugio del Patrimonio Mondiale hanno presentato #Vivereinrifugio: Sentinelle delle Dolomiti Unesco, un nuovo progetto per raccontare la vita in quota, rappresentandone l’autenticità per favorire una frequentazione più consapevole della montagna.
I 66 rifugi “ci raccontano in maniera diretta cosa succede in montagna – conclude Nemela – sono le nostre sentinelle perchè ci restituiscono l’immagine piuttosto fedele delle esigenze dei nostri ospiti, dell’orientamento e delle loro aspettative che hanno le persone che vanno in montagna”.
Simonetta Quirtano
