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19 Giugno 2024

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Video Action · Resto del Mondo

VIDEO. Perù 2024 | I fratelli Pou e Micher Quito aprono ‘Pisco Sour’ sul Nevado Pisco (5780 m) nella Cordillera Blanca

I fratelli Eneko e Iker Pou, insieme al peruviano Micher Quito, hanno aperto una via di ghiaccio e misto diretta e difficile sul Nevado Pisco (5.780 m), nella Cordillera Blanca, in Perù. Lo hanno fatto dopo 20 ore di attività non-stop, partendo alle 3:00 dal rifugio Perù (4.680 m) e ritornandovi alle 23:00.

La nuova via (12 lunghezze), è stata battezzata “Pisco Sour” (85°/M6/640m).

“Abbiamo iniziato la salita vera e propria alle 7:50 dopo un lungo avvicinamento attraverso un lungo ghiacciaio, molto fessurato e pericoloso e solo alle 18:30 abbiamo raggiunto la cresta sommitale e quindi le difficoltà sono finite. Alle 19:30, già al buio, abbiamo finalemente raggiunto per la seconda volta in una settimana la vetta principale del Pisco, salita pochi giorni prima per la via normale per acclimatarci”, raccontano i Pou.

“Pensavamo che sarebbe stato molto più facile, ma il poco ghiaccio che abbiamo trovato, sommato alla neve poco compatta e alle dimensioni della parete, con 630 m di dislivello, ci hanno impedito di avanzare così velocemente come avremmo voluto – commenta Iker – In cima siamo entrati in un labirinto di enormi seracchi che sembrava non  finire mai, e quando è scesa la notte sull’ultimo tiro, c’è stato un momento in cui ho pensato che avremmo dovuto bivaccare con quello che avevamo addosso, perché noi non avevamo una borsa, un tappetino, un fornello per sciogliere l’acqua e preparare il cibo… avevamo scommesso sulla leggerezza per poter uscire durante il giorno, ma con la notte che si avvicinava, i nostri piani erano andati storti…”

Alla fine, con le ultime luci, hanno lasciato la verticale, a 1 ora di distanza dalla vetta. Da lì hanno raggiunto il rifugio esausti, senza cibo né acqua,  nel cuore della notte.

“Possiamo assicurarvi che non è stato facile, perché oltre a tutta la parte tecnica che abbiamo descritto, abbiamo dovuto combattere con la testa, che si è rivelata il nostro peggior nemico, poiché ricordiamo che proprio pochi giorni fa abbiamo recuperato il corpo senza vita del nostro collega italiano Tomas Franchini sul Cashan 5686 m. Abbiamo messo a rischio la nostra vita per poterlo restituire ai suoi cari, e con tutto quello che abbiamo vissuto lì, emotivamente non eravamo nel nostro momento migliore… Ma siamo riusciti a dare una svolta alla situazione e questa è la cosa importante”

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