Il leggendario Walter Bonatti, il Monte Bianco e la sua espressione dell’alpinismo: in questo video, un viaggio nella storia e nel tempo.
L’attività di Bonatti, il suo stile, la sua etica, la sua visione del futuro lo hanno portato ad aprire vie che, a quel tempo, non erano considerate possibili, e hanno fatto di lui un riferimento.
Seguendo le sue tracce, la scalatrice italiana Federica Mingolla decide di rendergli omaggio, cercando di capire cosa intendesse Bonatti quando, parlando di alcune sue salite, descriveva la sua condizione come uno “stato di grazia”.
La ricerca di Mingola inizia presso il Museo Nazionale della Montagna di Torino, custode della collezione di Walter Bonatti, per culminare nella via che, all’età di 21 anni, segnò la vita dell’alpinista italiano: la diretta al Grand Capucin.
La via ‘Bonatti-Ghigo’ fu aperta da Bonatti insieme a Luciano Ghigo nel 1951. Si tratta della prima via d’arrampicata che affronta direttamente la verticale parete est del Grand Capucin. Con questa impresa Bonatti entra nell’Olimpo dell’alpinismo mondiale. Era una parete ritenuta sino ad allora invalicabile. Impossibile da scalare.