Video e interviste di Mirko Sotgiu
In un’epoca avida di performance e povera di spirito, in una società segnata dalla competizione e dal dissennato consumo delle risorse naturali, i sostenitori del progetto “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso“, auspicano che almeno su una cima – identificata con il Monveso di Forzo, a cavallo tra la Valle Soana e la Valle di Cogne – ci si astenga dalla “conquista” per riscoprire il significato del limite. Si tratta ovviamente di un atto simbolico.
L’iniziativa è stata presentata sabato 26 novembre al Museo nazionale della Montagna di Torino. Presente anche la nostra redazione che ha raccolto le testimonianze di tre firmatari del progetto: Enrico Camanni (scrittore, giornalista e alpinista); Alessandro Gogna (guida alpina e storico dell’alpinismo) e Antonio Mingozzi (Comitato promotore del progetto).
“E’ un pretesto per pensare ad un diverso rapporto con la montagna – spiega Camanni – è un simbolo, una provocazione dolce, niente di più, che può diventare forte importante e anche risolutiva se di lì sboccia un nuovo sguardo”.
“Il concetto di no-limits è una bestemmia, non sta in piedi…- afferma Gogna – ed è ostacolo numero uno alla ricerca del Sacro… Quello che mi auguro è che sempre più persone possano accettare che tutto sommato siamo esseri limitati, che la natura è molto più potente di noi, che dobbiamo vivere insieme alla natura e non contro, come abbiamo fatto finora … Basta con la civiltà dei consumi e della conquista, ma invece una civiltà che viva nell’habitat che ci è stato dato, e che stiamo rovinando “.
In occasione del Centenario del Gran Paradiso “è venuto spontaneo pensare a qualcosa che non fossero solo celebrazioni, manifestazioni, parole… “, spiega Mingozzi, che propone il parco come luogo di osservazione e riflessione. “La natura non è nostra – sottolinea – noi siamo arrivati quasi per ultimi e non bisogna dimenticarselo”.