Quando un amico soffre, provo ad ascoltarlo. Non posso sentire in prima persona ciò che lui sta vivendo, ma spesso riesco a capirlo. Non gli dico che c’è chi sta peggio, né che passerà; mi interessa davvero e quindi lo abbraccio con la mente e con il corpo. Non gli dico che se ha bisogno ci sono, semplicemente lo faccio. Non aspetto il turno per parlare.
Se ascolti, senti con il cuore.
Le persone sono trasparenti: non sai cosa stai guardando, ma lo vedi.
E dentro di te sei conscio che tutto è possibile, per loro e per te, per tutti, e con questa fermezza puoi esser un legno nella tempesta; quando qualcuno cerca di abbattere un sogno tu pensa a un fiore.
Dillo tu a un fiore che non può farcela; diglielo quando a primavera sbriciola un compatto muro d’asfalto, un soffitto nero di morte, senza cibo per giorni, ed esce a respirare il cielo. Diglielo tu, mentre lui punta al sole, che a tuo parere lui non potrà mai crescere fino a raggiungerlo.
Provaci… Il fiore non capirà nemmeno le tue parole, che non gli danno né da mangiare, né da bere, e continuerà a crescere, a volare verso il sole, portandosi dietro tutta la terra e te stesso, mentre noi tutti restiamo aggrappati alle sue piccole radici, inconsapevoli d’esser caoticamente persi nel nero universo.